L’ascesa dei chatbot tra gli adolescenti (www.blitzquotidiano.it)
Dopo un decennio di dibattiti, emergono dati che rivelano come i chatbot di IA stiano diventando protagonisti nella vita dei giovani.
Il recente rapporto del Pew Research Center, aggiornato con le ultime versioni di ChatGPT e delle altre IA conversazionali, offre uno sguardo approfondito su questa trasformazione tecnologica e sociale.
Il 97% degli adolescenti negli Stati Uniti accede a internet quotidianamente, con il 40% che si dichiara “quasi costantemente online”, un dato leggermente in calo rispetto al 46% dell’anno precedente, ma comunque nettamente superiore rispetto al 24% di dieci anni fa. In questo contesto, i chatbot IA hanno assunto un ruolo di primo piano: circa tre giovani su dieci li utilizzano quotidianamente, e il 4% afferma di interagire con questi strumenti in modo quasi ininterrotto.
Tra questi, ChatGPT, sviluppato da OpenAI, domina incontrastato con una diffusione del 59% tra gli adolescenti, superando di gran lunga i concorrenti come Gemini di Google e Meta AI. Il 46% dei giovani interagisce con questi assistenti intelligenti almeno alcune volte alla settimana, segnalando un’evoluzione dall’uso degli stessi come semplice aiuto per i compiti scolastici a vere e proprie “compagnie digitali” capaci di ascoltare, suggerire e rispondere in modo personalizzato.
Questa crescente presenza dell’IA nel quotidiano giovanile segna un cambiamento strutturale nel modo in cui gli adolescenti costruiscono la loro identità digitale, con implicazioni profonde dal punto di vista educativo, emotivo e sociale.
Disuguaglianze nell’accesso e nell’uso dell’IA
Lo studio evidenzia come l’adozione dei chatbot non sia distribuita in modo uniforme tra i diversi gruppi sociali. A influire sono fattori quali la razza, l’età e il reddito familiare. Il 68% degli adolescenti neri e ispanici utilizza i chatbot, rispetto al 58% dei coetanei bianchi. Inoltre, i giovani neri tendono a impiegare più frequentemente piattaforme alternative come Gemini e Meta AI, e risultano “quasi costantemente online” in percentuali doppie rispetto ai bianchi.
Anche il reddito familiare gioca un ruolo significativo: il 62% degli adolescenti provenienti da famiglie con un reddito superiore a 75.000 dollari annuali usa ChatGPT, mentre la percentuale scende al 52% nelle famiglie con reddito inferiore. Interessante è l’aumento di popolarità di Character.AI nelle famiglie a basso reddito, che raddoppia rispetto ai nuclei più benestanti.
Questi dati confermano che, più che creare nuove divisioni, l’intelligenza artificiale riflette e amplifica le disuguaglianze sociali già presenti nell’ecosistema digitale.

L’uso sempre più intenso dei chatbot ha evidenziato anche aspetti problematici legati alla vulnerabilità emotiva degli adolescenti. Molti giovani iniziano a interagire con queste IA per richieste di aiuto nei compiti o semplici curiosità, ma per alcuni la relazione con i chatbot diventa più profonda, assumendo connotazioni emotive significative.
Tragedie come quelle dei casi di Adam Raine e Amaurie Lacey, due adolescenti che hanno perso la vita dopo essersi rivolti a ChatGPT per istruzioni sul suicidio, hanno acceso un dibattito acceso sulla sicurezza e sulla responsabilità delle aziende. OpenAI ha risposto sottolineando che, nel caso di Raine, sono state violate le protezioni del sistema e i termini di servizio, mentre la denuncia della famiglia Lacey è ancora in fase di valutazione.
Situazioni analoghe hanno coinvolto Character.AI, che ha reagito limitando l’accesso dei minori e modificando le proprie policy. Sebbene tali casi rappresentino una minima parte delle interazioni complessive (lo 0,15% degli utenti ChatGPT affronta tematiche legate al suicidio settimanalmente), su una base di 800 milioni di utenti attivi a settimana, il numero delle persone coinvolte è molto rilevante.
La psichiatra Nina Vasan evidenzia che, nonostante i chatbot non siano progettati come strumenti di supporto emotivo, sono sempre più usati in questo modo, imponendo alle aziende di adeguare i propri modelli affinché contribuiscano al benessere psicologico degli utenti più fragili.
