Riforma Corte dei Conti: danno erariale e silenzio assenso, cosa cambia ora e perché le opposizioni la contestano (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
La Corte dei Conti è un organo costituzionale che svolge funzioni di controllo sulla spesa pubblica e giurisdizionali in materia di contabilità pubblica, pensioni e responsabilità amministrativa. Il centrodestra ha concluso in questi giorni un iter legislativo che ha portato alla sua riforma. Dal danno erariale al silenzio assenso, vediamo come è cambiata la Corte e perché questa riforma scontenta molti.
Danno erariale
Il danno erariale può essere richiesto oltre che per gli atti commessi con dolo dal pubblico ufficiale, anche in caso di colpa grave, che però viene definita in modo restrittivo: vi deve essere “la violazione manifesta delle norme di diritto applicabili”, oppure “il travisamento del fatto”, o “l’affermazione o la negazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa dagli atti”. Nella colpa grave non rientrano più gli atti compiuti con grave negligenza.
Sconto sul risarcimento del danno erariale
In caso di condanna al risarcimento del danno erariale, l’importo non sarà superiore al 30% del pregiudizio accertato e, comunque, non superiore al doppio della retribuzione lorda annuale del pubblico ufficiale condannato.

Sospensione dalla gestione di risorse pubbliche
“Nei casi più gravi” di accertamento della responsabilità amministrativa, il giudice contabile può disporre a carico del funzionario condannato la sospensione dalla gestione di risorse pubbliche per un periodo tra sei mesi e tre anni.
Obbligo di copertura assicurativa
Da ora in poi vi è l’obbligo di copertura assicurativa per chiunque assuma un incarico che comporti la gestione di risorse pubbliche.
La buona fede
Per gli atti di competenza degli uffici tecnici, la responsabilità non si estende agli organi politici (sindaco, assessori) la cui “buona fede” è presunta, salvo dimostrare il contrario.
Il silenzio assenso
Sono sottoposti al controllo preventivo di legittimità tutti gli appalti “sopra soglia” (importo superiore alla soglia di rilevanza Ue); per i contratti connessi all’attuazione del Pnrr, il controllo riguarda anche l’aggiudicazione provvisoria. Se entro 30 giorni (estensibili a 90) la Corte non risponde l’atto si intende registrato a tutti gli effetti, escludendo la responsabilità erariale.
Competenze consultive
Le amministrazioni centrali e periferiche possono chiedere alla Corte un parere anche su questioni giuridiche riguardanti fattispecie concrete connesse al Pnrr, di valore non inferiore a un milione di euro; una volta ricevuto il parere viene esclusa la colpa grave.
Il riordino della Corte dei Conti
Il Governo è delegato ad adottare entro 12 mesi uno o più decreti legislativi per la riorganizzazione e il riordino delle funzioni della Corte dei conti.
La “paura della firma”
Il disegno di legge presentato da Fratelli d’Italia che ha modificato le competente della Corte dei Conti è stato approvato per scongiurare quello che viene chiamata la “paura della firma” da parte dei pubblici ufficiali e degli amministratori, rallentando in molti casi l’attuazione del Pnrr. Una narrazione contestata dalle opposizioni, che tuttavia in Aula non hanno attuato l’ostruzionismo, ed anche dai giudici della Corte dei Conti e da realtà come Libera, che paventano l’affievolimento dei controlli sul denaro pubblico. Dello stesso avviso la Cgil che parla di una riforma che “aumenterà sprechi, rischi di corruzione e metterà a rischio piante organiche e capacità operative sul territorio”.
Il ddl è stato presentato alla Camera a fine 2023 dall’allora capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Tommaso Foti, e dopo un iter lungo nei due rami del Parlamento è giunto al varo definitivo da parte di Palazzo Madama. I sì del centrodestra sono stati 93, i no delle opposizioni 53 e gli astenuti 5, tutti di Italia Viva. Foti, nella relazione al disegno di legge, parlava di “firmite”, la cosiddetta paura della firma degli amministratori, come motivazione della sua proposta. L’obiettivo era dunque accelerare le opere del Pnrr, di cui poi Foti è divenuto ministro responsabile.
A detta del ministro “è una svolta politica chiara e coraggiosa nata con l’obiettivo di favorire l’assunzione di provvedimenti legittimi in tempi rapidi nella pubblica amministrazione”. Peraltro, sin dal 2020, ai tempi del Covid, è in vigore uno “scudo erariale” che limita il danno erariale ai soli casi di dolo, escludendo la colpa grave. E la Corte costituzionale nel 2024, in una sentenza proprio sullo “scudo erariale”, aveva invitato il Parlamento a tipizzare (cioè definire bene) la colpa grave per la quale può essere richiesto il pagamento del danno.
Ebbene il ddl compie questa tipizzazione ma essa è per le opposizioni e per i giudici contabili, troppo restrittiva (la violazione manifesta delle norme, il travisamento del fatto, l’affermazione o la negazione di un fatto la cui esistenza è incontrastabilmente esclusa o esistente).
Il centrodestra in coro difende questa formulazione, così come il risarcimento limitato al 30% del danno provocato: Una cifra, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza Alfredo Mantovano, che comunque è un deterrente, e che almeno realisticamente rende possibile il recupero di somme accessibili al pubblico ufficiale o all’amministratore colpevole, che invece non potrebbero pagare somme esagerate.
Il sottosegretario ci tiene inoltre a chiarire che “non c’è unanimità di dissensi tra i giudici contabili”. “Più di uno di loro – spiega – ha manifestato favore nei confronti della riforma. Soprattutto nella parte di approfondimento che ha avuto alla Camera, vi è stata una costante interlocuzione con i rappresentanti della Corte dei Conti che ha permesso di modificare più di una delle norme dell’impostazione originaria. Non c’è nessuna vendetta perché l’iter di questa riforma parte all’incirca due anni fa. In Senato è approdata nel marzo di quest’anno, vi è stata una serie di audizioni: legarla al provvedimento della magistratura contabile sul Ponte sullo Stretto che è intervenuto poco più di un mese fa, mi sembra, per usare un eufemismo, una forzatura” .
La critica maggiore riguarda il meccanismo del silenzio assenso per le richieste delle amministrazioni alla Corte di un parere preventivo di legittimità. La Corte ha 30 giorni (estensibili a 90) per rispondere, trascorsi i quali l’atto è valido e si esclude il danno erariale. Un meccanismo che Roberto Cataldi del Movimento 5 stelle ha definito “geniale” nei suoi intenti di scudo ai colletti bianchi, visto che non sono previsti aumenti di organici di giudici della Corte.
Anche perché ha detto Alfredo Bazoli del partito Democratico, questo si unisce all’abrogazione dell’abuso di ufficio. Mantovano ha rinviato la soluzione del problema alla riorganizzazione della stessa Corte, prevista dalla delega al governo contenuta dal ddl. “Oggi si scrive una pagina buia per tutti i cittadini”, ha commentato l’Associazione dei magistrati della Corte dei Conti, perché il ddl “segna un passo indietro nella tutela dei bilanci pubblici e inaugura una fase in cui il principio di responsabilità nella gestione del denaro dei cittadini risulta sensibilmente indebolito”.
