Arsenico nell’acqua. Chiusura dei rubinetti per Cori e Cisterna di Latina, a rischio Albano

Pubblicato il 13 Dicembre 2010 - 13:14 OLTRE 6 MESI FA

Il rapporto Ue che ha denunciato i preoccupanti livelli di arsenico nelle condutture potabili italiane è oggetto di attente valutazioni da parte dei 128 comuni a rischio. Nel Lazio i comuni segnalati sono 92, ed il primo ad emettere l’ordinanza di chiusura dei rubinetti è stato Velletri. Ora anche Cisterna di Latina e Cori emettono la stessa ordinanza, mentre comune a rischio è quello di Albano, dove la costruzione di un inceneritore potrebbe causare l’inquinamento delle falde acquifere potabili, portando oltre il limite massimo il livello di arsenico. Anche nel Lazio il legame tra inquinamento delle falde e rifiuti evidenzia una pericolosa relazione, tanto che l’arsenico è solo uno dei veleni i cui livelli stanno diventando preoccupanti nel territorio del sud pontino.

La costruzione del termovalorizzatore è stata bocciata dal Dipartimento di prevenzione della Asl RmH dei castelli e del Litorale, secondo cui l’impianto è “incompatibile con il mantenimento di una situazione igienica adeguata per il territorio”, specialmente nella zona dei Castelli Romani, dove le necessità idriche per il corretto funzionamento dell’impianto, circa 223.110 metri cubi di acqua al giorno, aggraverebbe una situazione di contaminazione già instabile, in una zona “afflitta da gravissime carenze idriche al punto da condizionarne la nomina di un commissario per l’emergenza idrica”.

“Occorre anche tenere presente che l’acqua utilizzabile è comunque oggetto di una deroga regionale in ordine alla presenza di metalli. E’ evidente che tale condizione concorrerebbe, in casi di maggiore utilizzo della risorsa idrica, ad un ipotetico peggioramento della percentuale di sostanze nocive”, ha spiegato Agostino Messineo, direttore dalla Prevenzione RmH.

L’emergenza però non si attenua nei comuni di Cori e Cisterna, dove c’è il divieto di bere acqua potabile in attesa dell’attivazione di un impianto per depurare l’acqua dall’arsenico, che secondo Acqualatina, ente gestore, sarà in funzione entro il 20 dicembre. Intanto a rifornire di acqua i cittadini ci pensano le autobotti della Protezione Civile, mentre per quanto riguarda l’erogazione idrica a Velletri si prevede un rientro nei limiti previsti dalla legge entro 10 giorni.

Non resta che attendere la nomina di un commissario straordinario per gestire l’emergenza arsenico ad opera della giunta di Renata Polverini, anche se leggendo il rapporto della Asl dei Castelli sembra essere già attivo da tempo un organo governativo destinato a risolvere il problema delle acque, che oltre all’inquinamento delle falde riguarda lo sprofondamento delle falde stesse, evidente dall’inarrestabile abbassamento del lago di Albano. A capo di questo ufficio  c’è Massimo Sessa, ex assessore dell’Ambiente della giunta provinciale di Roma per l’attuale deputato Silvano Moffa, del Fli.

Sebbene l’ufficio di Sessa gestisca ingenti fondi ed abbia alcune deleghe straordinarie, non è riuscito a risolvere il problema sollevato dall’Ue, e non stupisce che il nome del dirigente pubblico appaia nell’indagine dei Ros legata al business della Protezione civile in Abruzzo per la ricostruzione dopo il terremoto.