Afghanistan. “Banchi e cannoni, l’Italia alla guerra”, Mimmo Candito su ‘La Stampa’

Pubblicato il 21 Febbraio 2011 - 19:21 OLTRE 6 MESI FA

FARAH, AFGHANISTAN – Nella provincia di Farah in Afghanistan insieme ai soldati italiani c’è anche il giornalista della Stampa Mimmo Candito. In viaggio con loro, dentro ai lince, embedded, racconta dalle colonne del quotidiano di Torino la sua esperienza.

Questa, pubblicata il 20 febbraio, è la seconda puntata del reportage. “Stavolta lo spazio è lasciato a Banchi e cannoni, l’Italia alla guerra”. Eccone qualche stralcio.

“Fa perfino caldo, dentro questo Lince tutto armi e acciaio. Sarà per l’elmetto verdastro calato a pentola sulla testa e il giubbetto mimetico che mi stringe addosso che quasi non mi fa respirare, sarà perché quest’anno domineddìo si è dimenticato dell’inverno, e nel pianoro che stiamo attraversando lentamente, molto molto lentamente, c’è soltanto il deserto pietroso ma nemmeno un batuffolo di neve che quasi pare una vergogna per il decoro meteorologico dell’Afghanistan, sarà magari anche per la tensione e la paura che ci fa simili, me e i soldati che stanno con me dentro il Lince, gli occhi ben aperti, il mitra nelle mani, con la torretta del mitragliere, lassù, che cigola di metallo stridente ogni volta che lui la fa ruotare per controllare l’orizzonte giallo di sole e di polvere, sarà quello che volete, magari anche le brache di lana e il maglione spesso che mi son portato «perché in Afghanistan è inverno e fa un freddo boia», ma insomma qua dentro c’è un caldo che sembra d’essere tornati nelle pianure desolate dell’Iraq. Siamo in un’altra guerra invece, ch’è la Guerra afghana numero tre”

E ancora: “Siamo partiti poco dopo l’alba dalla base della Task Force South, a Farah, un mare di grandi tende, grigie di polvere, dove il reggimento dei Lagunari e quello (il Cosenza) dei bersaglieri stanno accampati con ogni prudenza, custoditi da un grande dirigibile bianco che sta piantato su, in cielo, e ha una rassicurante telecamera che controlla e scandaglia l’intero orizzonte. Kourmalek è un grosso villaggio allungato dentro la pista del deserto che porta a Bakwah, una cinquantina di chilometri dalla base, verso Sud-Est; sono alcune decine di casupole di fango coperte da una cupoletta tozza, come i dammusi di Lampedusa”.