PDL: ”DAL CSM FUGA DI NOTIZIE, MANCINO DEVE DIMETTERSI”

Pubblicato il 26 Giugno 2008 - 17:59 OLTRE 6 MESI FA

Csm_targa Non è piaciuta al Pdl la fuga di notizie sui contenuti della bozza di parere che il Consiglio superiore della magistratura è chiamato a discutere sulla questione della cosiddetta norma «blocca processi». Bozza che tenderebbe a bollare come incostituzionale la sospensione dei procedimenti fino a dieci anni. E non è piaciuta al punto che Filippo Berselli, presidente della commissione Giustizia del Senato, si spinge a chiedere le dimissioni di Nicola Mancino da vicepresidente del Csm, di fatto la prima carica dell’organo di autogoverno dei magistrati essendo quella di presidente assegnata dalla Costituzione al Presidente della Repubblica.

«ATTO DOVUTO» – «Sarebbe un atto dovuto, di elementare sensibilità istituzionale – ha sottolineato Berselli -, non sarebbe un atto eroico». «La funzione di Mancino è di garantire almeno il principio elementare di riservatezza – ha fatto ancora notare il senatore del centrodestra – Indiscrezioni così irresponsabili mirano a mettere in grandissima difficoltà ed imbarazzo il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e sono di enorme gravità istituzionale e non possono passare sotto silenzio, all’italiana». Berselli ha spiegato che non gli basta apprendere dai giornali che «Nicola Mancino è infuriato per le indiscrezioni» finite sulle stampa e che «a questo punto deve trarre le conseguenze istituzionali» perchè ha la responsabilità del Csm. In ogni caso, osserva il presidente della commissione Giustizia «queste indiscrezioni non mettono in difficoltà la maggioranza, visto che il parere che viene dato per legge al ministro non è vincolante. Ma mettono in difficoltà il Quirinale perchè non viene garantito il principio di riservatezza del Csm. E se non viene garantito questo principio di riservatezza, che ci sta a fare Mancino?».

IL DECALOGO – Mancino già mercoledì era intervenuto per richiamare il Consiglio ad una maggiore discrezione ai membri togati e laici. E sulla questione è tornato nuovamente oggi , annunciando nuove regole contro indiscrezioni e fughe di notizie da palazzo dei Marescialli. «Il Csm – ha detto Mancino in apertura odierna dei lavori del plenum- parla solo attraverso i suoi atti ufficiali, non con personali interpretazioni. Torno a chiedere riservatezza. Non se ne può più di questa prassi di far dire ai nostri atti o ai nostri documenti non il loro contenuto ma l’interpretazione che qualcuno vuole loro dare». E in questo senso Mancino ha dato incarico al presidente della seconda commissione del Csm Berruti di fissare un «decalogo» di regole a tutela della riservatezza degli atti e del lavoro dell’orgtano di autogoverno della Magistratura