Amazon licenzia 300 lavoratori a Passo Corese: nuova sede solo 3 mesi fa

di Redazione Blitz
Pubblicato il 12 Gennaio 2018 - 09:10 OLTRE 6 MESI FA
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Amazon licenzia 300 lavoratori a Passo Corese: nuova sede solo 3 mesi fa

RIETI – Lasciati a casa dopo appena 3 mesi. I lavoratori della nuova sede di Amazon a Passo Corese, in provincia di Rieti, sono delusi. In 300 si sono ritrovati senza un lavoro, dopo che la società aveva assicurato che da gennaio gli interinali sarebbero passati a contratto. E invece il 3 gennaio, con scadenza dei contratti al 4, i badge degli operai erano già bloccati e la decisione del mancato rinnovo, almeno per il momento, già presa.

Raffaella Di Claudio sul Messaggero riporta le parole di sconforto di due lavoratori che hanno deciso di raccontare costa sta accadendo nel centro di distribuzione Fco1 di Passo Corese di Amazon aperto solo 3 mesi fa:

“Ci avevano assicurato, sindaco in primis, che con l’arrivo di Amazon noi di Fara Sabina avremmo trovato finalmente un posto di lavoro sicuro. Niente di più falso”.

Dai primi giorni di gennaio infatti oltre 300 lavoratori sono stati lasciati a casa, soprattutto quelli con contratto interinale full time, mentre chi lavora con monte ore garantito ha scadenze diverse che vanno tra febbraio e marzo, ma non ha comunque garanzie:

“Nonostante le assicurazioni arrivate da Amazon, solo qualche giorno fa, circa l’avvio delle conversioni dei contratti nei primi giorni di gennaio, la realtà assume contorni diversi. Chi è fuori dal 4 gennaio è quasi certo che nessuno lo richiamerà. Sarebbe stato un imprevisto ad aprire gli occhi ai dipendenti. «Il 3 gennaio ci siamo recati al centro per il turno, ma quando siamo andati a passare il badge risultava bloccato. Eravamo tantissimi fermi ai tornelli – raccontano i due lavoratori – Non capivamo. Inizialmente da Amazon hanno fatto finta di niente, poi ci hanno detto che era stato commesso un errore e i badge erano stati bloccati in anticipo. Dopo aver atteso per circa mezz’ora, mentre la tensione cresceva, ci hanno fatto entrare. Ma lavorare in quello stato era impossibile. Una volta aver visto bloccati i badge, è stato chiaro a tutti che non ci avrebbero richiamati. Anche perché la comunicazione di rinnovo avviene, via messaggio, qualche ora prima del turno da svolgere. E’ stata una giornata terribile. Tutt’intorno era un piangi piangi. E a poco sono servite le scuse di manager e leader»”.

I lavoratori che lavorano a Fara Sabina, proprio vicino alla sede, spiegano di essere i più svantaggiati:

“Questa sorte è toccata soprattutto a noi di Fara che non siamo entrati a settembre – continuano i due lavoratori – Ad essere assunti a tempo indeterminato, al contrario delle promesse politiche, sono soprattutto persone provenienti da Rieti, Roma, Fiano Romano, Napoli e Caserta. Ci hanno tenuti costantemente sotto pressione, per aumentare la produzione, ma tutto dipende dall’immagine che di noi danno i manager e i leader – proseguono a raccontare – Prima potevamo vedere sui computer il tasso di produzione, ora non è più possibile. E dobbiamo fidarci di quanto ci viene comunicato. Ma poi, abbiamo visto, che non sono state riconfermate nemmeno le persone premiate per aver fatto un record di produzione. Sarà un caso?”.

Anche il sistema con cui vengono comunicati licenziamenti e orari di lavoro è stressante:

“Tutto viene comunicato via telefono, con pochissimo preavviso. Il sistema di lavoro è sicuramente pressante e stressante – raccontano –. Continuamente veniamo incitati ad aumentare la produzione e alla puntualità. Per ogni minuto di ritardo, all’entrata o al rientro dalla pausa (che è di 30 minuti totali), ci viene decurtato un quarto d’ora dallo stipendio”. Condizioni che la maggior parte dei lavoratori sarebbero disposti ad accettare, in cambio di una prospettiva di stabilità che, però, ad oggi non c’è”.