Escort, Tarantini: “Berlusconi? Disse di fidarmi di Lavitola”

Pubblicato il 11 Settembre 2011 - 17:50 OLTRE 6 MESI FA

BARI – Gianpaolo Tarantini si confidava con Valter Lavitola perchè il premier Silvio Berlusconi avrebbe detto alla moglie di Gianpi, Nicla Devenuto, che dell’ex direttore dell’Avanti ci ”si poteva fidare”. Questa confidenza se la lascia sfuggire Tarantini durante l’interrogatorio di garanzia del 3 settembre scorso davanti ai magistrati napoletani che hanno arrestato lui e sua moglie per la presunta estorsione da 800 mila euro in un anno ai danni del capo del governo.

Gianpi ammette che dal 21 agosto 2010, giorno in cui è stato rimesso in libertà dopo undici mesi trascorsi agli arresti domiciliari per lo spaccio di droga che gli viene contestato a Bari, parla solo con il faccendiere. ”L’unico, tra l’altro – fa mettere a verbale – perchè l’aveva detto a mia moglie Berlusconi che si poteva fidare, era Lavitola, ed io con lui parlavo di tutto! Cosa che uno fa con un fratello, con una moglie, con un amico, di tutto! Parli e dici tutto”.

Gianpi ammette anche che parlava con Lavitola perchè questi gli ”aveva garantito al cento per cento che non era intercettato”. Quindi, ”a volte – aggiunge – gli dicevo pure delle cose un po’ esagerate o distorte, ma solo perchè volevo che Lavitola mi considerasse, mi desse peso”. Per questo – spiega – spendeva il nome, al telefono, del procuratore Laudati anzichè del pm Scelsi, titolari delle indagini sulle escort portate da Gianpi a Palazzo Grazioli e a Villa Certosa.

Di queste ‘missioni hard’ di Tarantini si parla dettagliatamente negli atti sul giro di escort che la procura di Bari depositerà dal 15 settembre prossimo ”scoprendo”, dopo quasi tre anni d’indagine, tutti gli atti di rilevanza penale allegati al fascicolo che conterrebbe una dozzina di indagati. Associazione per delinquere finalizzata alla corruzione e favoreggiamento della prostituzione, i reati contestati che fanno pensare all’esistenza di una rete criminale che utilizzava le escort della scuderia Tarantini come donne-tangenti per ottenere appalti.

Particolari, questi, che inducono a pensare che nel fascicolo siano contenute anche contestazioni relative all’incontro del 21 gennaio 2009 nell’hotel De Russie di Roma. Alla riunione parteciparono Tarantini, Lea Cosentino (all’epoca dg della Asl Bari e per questo ribattezzata ‘lady Asl’), Rino Metrangolo (che curava gli interessi del gruppo Finmeccanica) e gli imprenditori pugliesi Cosimo Catalano della ‘Supernova’ di Lecce ed Enrico Intini. La conversazione tra i cinque fu intercettata dalla Guardia di finanza. Si parlava – secondo l’accusa – di alcuni appalti pubblici indetti o da indire dalla Asl Bari per la fornitura di servizi vari.

In particolare, si discuteva di un appalto da 55 milioni di euro per l’affidamento del servizio di pulizia, ausiliariato, portierato e supporto logistico alle attività assistenziali. I militari, grazie alle microspie piazzate, sentirono che Tarantini proponeva a Cosentino di frazionare la procedura in tre parti: una da affidare a Intini, una a Catalano e l’altra ad una società riconducibile a Finmeccanica.

Dalle intercettazioni emerge anche che la politica non avrebbe mai dato il proprio consenso al frazionamento della gara e a questo proposito vengono citati i nomi degli allora assessori regionali ai Trasporti e alla Sanita’, Mario Loizzo e Alberto Tedesco, del Pd. Dice Intini: ”Ripeto, fossimo noi già sufficienti, per dire ‘Enrico, Giovanni ed Antonio’, sono d’accordo; ma noi non siamo sufficienti”. Tarantini: ”E chi serve?”. Intini: ”Secondo me bisogna sentire almeno Mario Loizzo ed almeno Alberto Tedesco”. E Cosentino conclude: ”Eh, ci mancherebbe! Alberto lo devi sentire tu”. Se il ricco appalto fosse stato aggiudicato ai suoi amici – confessera’ Gianpi ad un conoscente – ”sarei diventato ricchissimo come Briatore”. In questo modo il suo sogno si sarebbe avverato. Ma la gara non ci fu e Tarantini continuo’ a fare affari pagando escort e tangenti a politici, funzionari e manager delle Asl pugliesi.