Coronavirus, agente penitenziario contagiato a 29 anni: “L’esperienza più dura della mia vita”

di redazione Blitz
Pubblicato il 23 Marzo 2020 - 12:47 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus, agente penitenziario contagiato a 29 anni: "L’esperienza più dura della mia vita"

Coronavirus, agente penitenziario contagiato a 29 anni: “L’esperienza più dura della mia vita” (Foto archivio Ansa)

VICENZA  –  Luigi Nasta, 29 anni, originario della provincia di Caserta, è il primo agente di polizia penitenziaria risultato positivo al coronavirus. Il suo contagio risale all’inizio dell’epidemia, e oggi Nasta è tornato al lavoro. Ma per uscire dalla malattia è passato attraverso la terapia intensiva. 

“Prima di addormentarmi, in terapia intensiva, ho chiamato la mia fidanzata e l’ho tranquillizzata. Poi ho chiesto al medico di aggiornare i miei familiari sulle mie condizioni i giorni successivi. Vivono a settecento chilometri di distanza e io non avrei potuto farlo”, ha raccontato l’agente, in servizio nella casa circondariale di Vicenza, su Gnwes, il quotidiano del Ministero della Giustizia. 

“Lontano dalla famiglia, non mi sono mai sentito solo grazie ai miei colleghi. Mentre ero intubato, pensavo a loro, a quello che stava succedendo ‘fuori’ e soprattutto mi chiedevo se avessi contagiato qualcuno. È stata la prima domanda che ho fatto al Comandante”, ha raccontato Nasta. “L’esperienza più dura della mia vita che ho trovato la forza di affrontare pensando a tutto quello per cui dovevo lottare, alle persone che amo, al lavoro che ho scelto, ai colleghi sempre vicini nel sostenermi”.

Quando ha iniziato a sentirsi male l’agente si è auto isolato dopo aver contattato la Guardia Medica. Dopo sette giorni di febbre e un primo contatto con gli operatori della Asl che lo invitavano a rimanere in isolamento domiciliare, il comandante Giuseppe Testa lo ha convinto ad andare al Pronto soccorso, dove ha fatto il tampone, che è risultato positivo. 

Nasta è quindi stato ricoverato prima in terapia intensiva, poi nel reparto malattie infettive e infine nell’ospedale di Noventa Vicentina.

“Una volta uscito dall’intensiva – racconta Luigi – mi hanno detto che non sarebbe potuto venire un fisioterapista per rimettermi in piedi dopo tanti giorni di immobilità. Così ho iniziato a muovermi da solo, a fare i primi passi di nascosto dei medici. La dottoressa che mi seguiva si è meravigliata del fatto che già fossi in grado di stare in piedi e camminare”.

Adesso Nasta è guarito. “Quando sono tornato in caserma i miei colleghi avrebbero voluto tutti abbracciarmi, ma questo ovviamente non è possibile. Il loro calore mi è arrivato lo stesso. Ci sarà tempo per gli abbracci veri. L’importante è che ora sento di essere tornato ‘in famiglia’”. (Fonte: Gnews)