Coronavirus cinese, circolare del ministero: “Ecco come identificare e trattare i casi sospetti”

di redazione Blitz
Pubblicato il 22 Gennaio 2020 - 18:17 OLTRE 6 MESI FA
Coronavirus cinese, circolare del ministero: "Sospetti contagi in isolamento in ospedale"

L’allarme coronavirus cinese ha ormai raggiunto anche l’Italia (Ansa)

ROMA  –  Le persone sospettate di essere vittima di contagio dal coronavirus cinese simile alla Sars “vanno visitati in un’area separata dagli altri pazienti e ospedalizzati in isolamento in un reparto di malattie infettive, possibilmente in una stanza singola, facendo loro indossare una mascherina chirurgica, se riescono a tollerarla. Il numero di operatori sanitari, di familiari e di visitatori ad un caso sospetto deve essere ridotto, e deve essere registrato”: è quanto prescrive il ministero della Salute nella circolare, che l’Agi ha potuto visionare, inviata agli assessorati regionali alla Sanità, ai medici e ai ministeri degli Esteri, della Difesa e dei Trasporti sul coronavirus. 

“Il personale sanitario che accudisce tali casi dovrebbe, ove possibile, essere dedicato esclusivamente a questi pazienti per ridurre il rischio di trasmissione”, prosegue la circolare. Per motivi precauzionali, il ministero raccomanda che “il personale sanitario, oltre ad adottare le misure standard di biosicurezza, applichi le precauzioni per prevenire la trasmissione per via aerea e per contatto. In particolare, dovrebbe indossare: mascherina e protezione facciale, camice impermeabile a maniche lunghe non sterile e guanti. Qualora siano necessarie procedure che possono generare aerosol, la mascherina dovrebbe essere di tipo FFP2″.

Dovrebbero essere utilizzati “strumenti mono-uso e strumentazioni portatili (per esempio raggi X) per evitare di muovere il paziente. Se è necessario trasportare il paziente fuori dalla stanza di isolamento, usare percorsi predeterminati per minimizzare la possibile esposizione di personale sanitario, altri pazienti e visitatori. Qualora il paziente venga posto in isolamento domiciliare, sia il paziente che i familiari devono essere istruiti per applicare le precauzioni standard di biosicurezza, quelle per prevenire la trasmissione per aerosol e per contatto”.

Coronavirus cinese, come identificare i casi

“Secondo quanto stabilito dal Regolamento Sanitario Internazionale, devono essere segnalati tutti i casi che corrispondono alla definizione di caso sopra riportata entro 24 ore dalla rilevazione”, scrive ancora il ministero della Salute nella circolare inviata agli assessorati regionali alla Sanità, ai medici e ai ministeri degli Esteri, della Difesa e dei Trasporti sul coronavirus cinese, nella quale tra le altre cose elenca proprio gli elementi che devono indurre i medici a segnalare un caso sospetto: “Infezione respiratoria acuta grave (SARI) in una persona, con febbre e tosse, che ha richiesto il ricovero in ospedale, senza un’altra eziologia che spieghi pienamente la presentazione clinica (i medici dovrebbero prestare attenzione anche alla possibilità di presentazioni atipiche in pazienti immunocompromessi)”, nel caso ci sia “una storia di viaggi a Wuhan, provincia di Hubei, Cina, nei 14 giorni precedenti l’insorgenza della sintomatologia”. O anche se “la malattia si verifica in un operatore sanitario che ha lavorato in un ambiente dove si stanno curando pazienti con infezioni respiratorie acute gravi, senza considerare il luogo di residenza o la storia di viaggi”.

E ancora, va considerata sospetta “una persona che manifesta un decorso clinico insolito o inaspettato, soprattutto un deterioramento improvviso nonostante un trattamento adeguato, senza tener conto del luogo di residenza o storia di viaggio, anche se è stata identificata un’altra eziologia che spiega pienamente la situazione clinica”, oppure “una persona con malattia respiratoria acuta di qualsiasi grado di gravità che, nei 14 giorni precedenti l’insorgenza della malattia, presenta una delle seguenti esposizioni: contatto stretto con un caso confermato sintomatico di infezione da nCoV; una struttura sanitaria in un Paese in cui sono state segnalate infezioni nosocomiali da nCoV; oppure ha visitato o ha lavorato in un mercato di animali vivi a Wuhan, Cina”, o infine è stato a contatto stretto “con animali (se la fonte animale viene identificata) nei Paesi” in cui il virus “è noto che circoli nelle popolazioni animali o dove si sono verificate infezioni umane per presunta trasmissione zoonotica”.  (Fonte: Agi)