Emanuele Morganti, la zia: “Se non marciranno in prigione ci facciamo giustizia da soli”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 28 Marzo 2017 - 13:00| Aggiornato il 29 Marzo 2017 OLTRE 6 MESI FA
Emanuele Morganti, la zia: "Se non marciranno in prigione ci facciamo giustizia da soli"

Emanuele Morganti, la zia: “Se non marciranno in prigione ci facciamo giustizia da soli”

ROMA – Tiziana, la zia di Emanuele Morganti, il 20enne massacrato a calci, pugni e colpi di spranga fuori la discoteca Mirò di Alatri, chiede giustizia mentre i genitori sono asserragliati in casa nel loro dolore.

Dei nove indagati per omicidio per la morte del giovane, due sono stati arrestati. Si tratta di Mario Castagnacci, ritenuto colui che ha inferto i colpi di spranga ad Emanuele, e di Paolo Palmisani individuato come partecipante al pestaggio.

“Vogliamo che marciscano in galera, altrimenti siamo pronti a farci giustizia da soli”, dice la zia al Messaggero di Roma, quando ancora non sapeva che almeno due dei presunti responsabili della morte del nipote stavano per essere arrestati.

“Se ce li avessi davanti li ammazzerei”, ammette in un’altra intervista, a Ciociaria Oggi, la zia Tiziana.

“Me l’hanno portato via, me l’hanno ammazzato – denuncia piangendo la donna -. Vogliamo giustizia, vogliamo che paghino per tutto quello che hanno fatto”. L’unica pena, spiega, è l’ergastolo. “Forse è stato stuzzicato, non lo so. La storia della fidanzata non è vera, da quello che mi hanno raccontato”, commenta alludendo all’ipotesi che Emanuele avesse reagito a qualche avance subita dalla fidanzata Ketty, scatenando la reazione furiosa del branco. Secondo la ragazza, invece, l’aggressione sarebbe scattata senza un vero motivo. “Stavamo bevendo un cocktail, poi quelli hanno iniziato a prenderlo a spallate”.

Al vaglio degli investigatori l’ipotesi che causa scatenante dell’efferatezza delle aggressioni forse un mix di alcol e droga assunto dagli autori.

“La vicenda di una gravità spaventosa perché per motivi banali, una lite di una bevanda, si è arrivati alla morte di un ragazzo innocente e perbene. Tutto nato da un diverbio in discoteca non con un ragazzo albanese”, precisa il Procuratore Capo di Frosinone Giuseppe De Falco.

“Le due persone fermate gravitano in ambienti delinquenziali, e non escludiamo che abbiano inteso affermare una propria capacità di controllo del territorio, e stiamo verificando se il comportamento violento sia stato determinato anche da abuso di alcool e sostanze stupefacenti”, ha detto il procuratore capo Giuseppe de Falco in conferenza stampa. “Una volta fuori da locale e in posti diversi ci sono state più aggressioni da parte di alcune persone, aggressioni con modalità diverse ed intensità diverse”, ha detto il Procuratore capo di Frosinone Giuseppe De Falco.

“Dopo la prima aggressione Emanuele ha cercato di allontanarsi ed è stato seguito -ha aggiunto il Procuratore- poi è ritornato per prendere la ragazza ed è stato nuovamente aggredito”.