Eur spa vende i gioielli per salvare Nuvola di Fuksas. Non il Colosseo quadrato

di Redazione Blitz
Pubblicato il 17 Febbraio 2015 - 11:02 OLTRE 6 MESI FA
Eur spa vende i gioielli per salvare Nuvola di Fuksas. Non il Colosseo quadrato

Eur spa vende i gioielli per salvare Nuvola di Fuksas. Non il Colosseo quadrato

ROMA – Eur spa vende i gioielli per salvare Nuvola di Fuksas. Non il Colosseo quadrato. La Nuvola di Massimiliano Fuksas è salva. L’assemblea dei soci di Eur Spa ha deciso di alienare i suoi beni per salvare il nuovo centro congressi incompiuto: all’appello mancavano infatti 133 milioni di euro per completare l’opera in cantiere da anni. Grazie alla modifica dell’articolo 4 dello statuto, Eur Spa potrà vendere il suo patrimonio storico e di pregio. Si comincia con tre musei, il Museo delle Tradizioni popolari, il Pigorini e il Museo dell’Alto Medioevo, e l’Archivio Centrale di Stato.

Per ora il Colosseo Quadrato (il Palazzo della Civiltà e del Lavoro), simbolo dell’architettura razionalista che caratterizza il quartiere dell’Eur edificato negli anni ’30, non si tocca (si parlava di un interessamento di Fendi). Nei giorni scorsi l’assessore all’Urbanistica di Roma Giovanni Caudo aveva ritenuto paradossale il fatto che “la società ha circa 130 milioni di debiti ma possiede un patrimonio che in bilancio supera i 600 milioni e sul mercato vale ben oltre il miliardo”.

Eur Spa, già al centro delle cronache per il coinvolgimento dell’ex ad Riccardo Mancini e dell’ex direttore commerciale Carlo Pucci nelle vicende di Mafia Capitale, ha da tempo una situazione finanziaria critica. A dicembre il cda aveva chiesto l’ammissione al concordato e per aprile bisognava presentare o un piano di ricapitalizzazione o di alienazione. Ha prevalso l’ultima opzione che, come ha annunciato il presidente di Eur Spa Pierluigi Borghini, permetterà di reperire i fondi per terminare i lavori della Nuvola.

“Il cantiere – spiega – potrà terminare entro un anno, entro metà del 2016”. Non solo: il ripianamento completo dei debiti comporterà anche il completamento di altre opere in corso, oltre alla Nuvola, come la Lama, l’hotel adiacente al Nuovo centro congressi, e l’ex ristorante Picar, destinato a uso commerciale . “Dalle alienazioni – stima il presidente – prevediamo di incassare circa 300 milioni di euro o più. I fondi che si stima deriveranno dall’alienazione dei cinque immobili dell’Eur Spa, perché uno dei quattro ha un’ala sud e un’ala nord, serviranno a ripagare completamente il debito bancario che è di 180 milioni, i 70 milioni di attuali debiti della società, più atri 50 milioni per completare tutte le opere in corso”.

La linea presa dall’assemblea dei soci di Eur Spa non convince il minisindaco dell’Eur, Andrea Santoro, secondo il quale “il rischio è che il rimedio sia peggiore del male”. Nettamente contrario il capogruppo capitolino di Fdi-An Fabrizio Ghera: “E’ una follia che Roma Capitale venda l’architettura razionalista per sanare i buchi economici di un’opera mangiasoldi come la Nuvola”. E anche il Campidoglio era orientato a preferire una ricapitalizzazione della società da parte del governo, che però non c’è stata.

Così il piano è stato avviato: gli immobili di Eur Spa potranno essere acquistati da soggetti “privati e pubblici – spiega il presidente – Abbiamo avuto manifestazioni di interesse da almeno cinque soggetti, privati e pubblici, ma ora faremo una sollecitazione di interesse anche per altri fondi e verificheremo poi le offerte del mercato. Non sarà una ricapitalizzazione ma una trasformazione di beni immobili in disponibilità finanziarie. I beni oggi locati allo Stato lo rimarranno, solo che dovrà pagare l’affitto a chi li comprerà”.

Eur Spa (al 90% controllato dal Tesoro, al 10% dal Comune di Roma) sconta a questo proposito situazioni al limite del paradossale. Spiega Francesco Erbani su Repubblica che:

il ministero dei Beni Culturali paga all’Eur quasi 5 milioni di euro l’anno di affitto per l’Archivio. Per il Museo Pigorini 3,6. Per il Museo delle Arti e delle Tradizioni Popolari 1 milione e 800mila. Per il Museo dell’Alto Medioevo 370mila. Ma tutti questi soldi che escono da un portafoglio pubblico per entrare in un altro portafoglio pubblico, non sono bastati a rimettere in sesto le disastrate casse dell’Eur. (Francesco Erbani, La Repubblica)

Certo è che la vendita di immobili di pregio “dovrà essere oggetto di una verifica con il ministero dei beni culturali – fa sapere Borghini – con la Soprintendenza che dovrà eventualmente darci la possibilità di fare l’alienazione”. Il piano di ristrutturazione comporterà la rinuncia a 40 persone: “Entro il 24 aprile dobbiamo presentare al tribunale la proposta di ristrutturazione. Il tribunale ha 60 giorni per omologare, poi c’è la fase operativa di vendita. Entro l’anno dovrebbero arrivare le prime disponibilità finanziarie”.