Forca-Facebook. Altro che Berlusconi, qui tutti vogliono ammazzare tutti

di Stella Morgana
Pubblicato il 22 Ottobre 2009 - 19:12 OLTRE 6 MESI FA

berlusconi_vatteneNon paghi di aver suscitato le ire di Montecitorio, e non solo, gli avventori di Facebook continuano a iscriversi a gruppi “sovversivi”, dal titolo “Uccidiamo Tizio” o “Ammazziamo Caio”. Nel calderone del social network finiscono sulla forca virtuale politici, cantanti, giocatori, fumetti e persino la povera Clippy di Word.

Il gruppo che inneggia alla morte di Berlusconi è arrivato a quota 19.731 iscritti (7000 solo nelle ultime 24 ore), ma a fargli compagnia c’è anche un’intera congrega di internauti pronti a sopprimere Franceschini. La massa di certo non è alla stregua di quella spostata dal premier, ma il segretario uscente del Pd si aggiudica suo malgrado 2.459 persone disposte a sopprimerlo (dalla vita politica, ovviamente).

Continuando sempre a sinistra e dintorni il popolo di Facebook non dimentica di fare sentire il suo odio anche al giornalista, tanto colto quanto “saccente”, Marco Travaglio: a odiarlo in varie edizioni sono circa un migliaio di utenti. Rubano per lui uno degli aggettivi più gettonati per Berlusconi, malefico: il primo però scampa i commenti sull’altezza rigorosamente riservati al presidente del Consiglio.

Per non lasciare da solo il premier a consumare la morte, almeno istituzionale, tanto agognata in rete, l’esercito del social network ha tirato in ballo pure il guardasigilli Angelino Alfano, che nonostante l’impopolare Lodo, si accaparra 339 contestatori che ignorando le regole del politically correct si sono iscritti al gruppo “Ammazziamo Alfano”. Un altro ministro va molto “di moda”: alla voce “Uccidiamo Gelmini” vengono fuori ben 25 gruppi.

Altri nomi all’indice “Uccidiamo”? Di tutto, di più: Bassolino, Mughini, Karina di Uomini e donne, Mourinho, il calciatore Loria, il giornalista Pellegatti, Bip Bip, Lucignolo (la trasmissione), Vasco Rossi, Jankulovski, Belen

Nella sfilata telematica non mancano personaggi decisamente meno potenti, ma con indici di gradimento altrettanto bassi. A sfondare la classifica è la povera Virgola, la gattina che annuncia con vocina petulante annessa le suonerie per telefonini in uno spot tv: uno dei gruppi più folti è quello che propone la sua uccisione, con 9562. A volerla morta però sono in tanti e per farlo capire meglio lo scrivono in tutte le salse: in maiuscolo, con caratteri alternati, scambiando i verbi uccidiamo, ammazziamo, sopprimiamo. Insomma è lei la star nera del social network.

Scorrendo le pagine ci sono anche i “critici letterari” che auspicano l’uscita di scena dei romanzi tutti miele, adolescenza e lucchetti di Moccia o quelli che non sopportano più la voce del rock nostrano poco bello e tanto maledetto di Ligabue.

Sul web non paga nemmeno la “sincerità” orecchiabile di Arisa che con il suo look retrò e l’aria un po’ sfigata ha collezionato ben 172 nemici. Altrettanto odiate sono le note vibrate e l’aria da bravo ragazzo dal cuore infranto di Tiziano Ferro.

Stesse quote, ma immagine un po’ diversa, le hanno guadagnate i vari fumetti (s)conosciuti come Prezzemolo, Pingu, Spongebob e gli immancabili e irreprensibili Teletubbies.

Berlusconi, dunque, non soffrirà di solitudine a sapere che non è il solo ad essere stato travolto dalla tempesta “shooting” made in Facebook. Mentre la procura di Roma ha aperto un’inchiesta sul gruppo contro il presidente del Consiglio, in molti temono conseguenze legali. Sarà vero?

«La partecipazione a un gruppo come “Uccidiamo Berlusconi” non significa in nessun modo sponsorizzare quel messaggio e quindi esserne penalmente responsabili. Chiunque potrebbe iscriversi semplicemente per seguire il dibattito interno a quel gruppo senza necessariamente doverne condividerne le idee. Essere iscritto a un gruppo di Facebook significa esclusivamente condividere un argomento, né in positivo né in negativo. Non vi sono, per il solo fatto di essere iscritti a un gruppo, presupposti di tipo penale. L’iscrizione a un gruppo di Facebook significa solo condivisione dell’argomento, non del messaggio in esso contenuto», ad assicurarlo ai microfoni di CNR media è Guido Scorza, professore di Diritto dell’Informatica.