Giuseppe Sciannimanico, fermo Roberto Perilli-Luigi Di Gioia

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Novembre 2015 - 15:14 OLTRE 6 MESI FA
Giuseppe Sciannimanico, fermo Roberto Perilli-Luigi Di Gioia

Giuseppe Sciannimanico, agente immobiliare ucciso a Bari (foto Ansa)

BARI – Fermati due colleghi di Giuseppe Sciannimanico, l’agente immobiliare ucciso a Bari il 26 ottobre. Secondo l’accusa i due avrebbero ucciso il 28enne perché avevano paura di perdere il lavoro. Le due persone fermate sono Roberto Perilli, di 47 anni, collega della vittima, e Luigi Di Gioia, 51 anni, con piccoli precedenti per contrabbando. Si tratta del presunto mandante del delitto, un agente immobiliare collega della vittima, e del presunto sicario, assoldato per uccidere.

Scrive l’Ansa che sono stati i filmati di alcune telecamere di sorveglianza e le celle telefoniche intercettate ad incastrare i due presunti responsabili dell’omicidio dell’agente immobiliare, freddato con due colpi di arma da fuoco che lo hanno raggiunto uno alla testa e un altro alla spalla.

Perilli, l’agente immobiliare in stato di fermo è stato convocato in Questura come persona informata sui fatti e solo dopo alcune ore la sua posizione è diventata quella di indagato. Assistito da un avvocato, dinanzi agli investigatori della Squadra Mobile e al pm Francesco Bretone, Perilli ha deciso di tacere. Ha risposto invece alle domande l’altro indagato per il delitto, il 51enne Luigi Di Gioia, inizialmente irreperibile. In Questura Di Gioia non ha confessato ma – a a quanto scrive l’Ansa – si sarebbe contraddetto.

La paura di perdere il monopolio del mercato immobiliare sul quartiere Japigia di Bari, continua l’Ansa sarebbe il movente dell’omicidio. Fino ad agosto scorso Roberto Perilli gestiva l’agenzia immobiliare Tecno Casa di Japigia. Per problemi di debiti aveva chiuso il franchising e aveva aperto un’altra agenzia a suo nome. Un mese dopo, però, Sciannimanico aveva avuto l’opportunità di riaprire l’agenzia con il marchio Tecno Casa proprio in quel quartiere della città. Una circostanza che avrebbe portato Perilli a covare rancore nei confronti della vittima.

Perilli secondo l’accusa sarebbe il mandante del delitto, commissionato a Luigi Di Gioia, presunto esecutore materiale dell’omicidio. A far ritenere agli investigatori che a sparare sia stato proprio il pregiudicato sono alcune dichiarazioni captate in intercettazioni ambientali. I due indagati si conoscevano perché Perilli parcheggiava la sua auto nel garage di Di Gioia, a pochi isolati dall’agenzia immobiliare del primo. Era stata la vittima a confidare di aver ricevuto minacce da Perilli, consistite in avvicinamenti e ‘brutti sguardi’.