Grande Fratello dell’aldilà: in Veneto la videosorveglianza per i morti

di Warsamé Dini Casali
Pubblicato il 9 Novembre 2011 - 14:08 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Un regolamento della Regione Veneto in materia funeraria impone la videosorveglianza delle salme per assicurarsi che non diano improvvisi segni di vita. Al Grande Fratello non basta più controllare le nostre esistenze. Tuttavia, c’è poco da ridere, soprattutto per coloro che saranno addetti all’insolita  e lugubre mansione. Si tratta, evidentemente, di una questione di ultimissima istanza e riguarda le “disposizioni applicative” del trattamento di fine vita. Quello vero. Sull’aggiornamento di queste disposizioni, ha lavorato un nutrito pool di esperti  formato da medici legali, igienisti e da un tecnico dell’Urbanistica. Le conclusioni dei quali sono state vagliate e infine approvate dagli assessorati al Territorio, alla Cultura ed agli Affari generali e da quello all’Economia e allo Sviluppo economico, dalle associazioni di categoria e dall’Anci.

La delibera alla fine è stata approvata. Chissà se è stato difficile convincere le associazioni di categoria: la corporazione dei becchini, il sindacato dei defunti, la lobby degli inestinti? Comunque sia si è stabilito, con vincoli precisi e disposizioni tassative, come deve essere la casa del defunto, la sua dimora eterna su questa terra. Metratura, arredo, porte, finestre, sistemi di allarme. Non è una concessione burocratica all’humor nero più spinto: si chiama tanatocosmesi la gestione delle case funerarie, volgarmente dette tombe. La cubatura minima è tre metri per quattro,  l’ambiente deve essere costantemente tenuto a una temperatura mai superiore ai 18°, estate o inverno. L’isolamento dovrebbe bastare, non è chiaro se occorre l’ausilio di condizionatori d’aria e deumidificatori. Anche perché il tasso di umidità relativa non deve superare il 60%. Il risultato è di grande livello scientifico, forse un pizzico meno raffinato di quello adottato dagli egiziani per la sepoltura dei faraoni, specie considerando gli attuali standard di tecnologia.

E qui le sorti magnifiche e progressive segnano il punto. Se al riparo di un labirinto della piramide ci si doveva accontentare dell’occhio di Osiride, in Veneto ci si affida allo sguardo, invero un po’ fisso, di una telecamera accesa 24 ore su 24 sul cadavere. Eventuali trasgressioni all’eterno riposo saranno prontamente registrate. Un po’ lugubre ma sicuro. D’altronde, l’organizzazione della dipartita è il primo segnale della contemporanea esclusione della morte dall’orizzonte dei vivi. Il trapasso è diventato un evento medicalizzato. Ragioni igienico-sanitarie (era così anche ai tempi della polemica di Foscolo sui sepolcri) impongono rapidi passaggi dal letto di ospedale alla camera mortuaria. Le veglie funebri che duravano tre giorni all’interno delle case sono ormai un ricordo. Ma i familiari uniti in preghiera intorno al caro estinto esorcizzavano la paura della morte guardandola in faccia.