L’Aquila: il sindaco Cialente indagato per gli appalti sulle “case mobili” per i terremotati

Pubblicato il 1 Agosto 2011 - 16:36 OLTRE 6 MESI FA

L’AQUILA – Il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, è indagato per la vicenda dei Mar (Moduli abitativi removibili). Insieme al sindaco, come riferisce il sito Abruzzo 24 Ore.it (che riprende un articolo del Messaggero), avrebbe ricevuto un avviso di garanzia anche il dirigente del Comune Adolfo Saotta.

La denuncia è arrivata da un cittadino aquilano, perché Cialente e Saotta non gli avrebbero risposto: il cittadino aveva partecipato alla vendita di un terreno in località Sant’Antonio, dove si sarebbero dovuti insediare i Moduli abitativi removibili (Mar), ossia le cosiddette “case mobili” destinate agli sfollati del terremoto.

L’uomo ha denunciato che, prosegue Abruzzo 24 Ore, dopo aver risposto all’avviso pubblico del terreno e aver versato 22 mila euro come deposito cauzionale, non ha avuto più notizie.

Le modalità con cui si erano svolte le gare d’appalto sui camper per gli sfollati erano finiti nel mirino degli investigatori già un anno fa, come aveva scritto Gian Marco Chiocci in un articolo pubblicato dal Giornale il 21 giugno 2010.

Chiocci spiega che nel 2009 “Cialente ottenne lo stanziamento pubblico di 44 milioni di euro per i container mobili, su ruota, ribattezzati «Mar» (moduli abitativi removibili)”.

Il cronista del Giornale spiega in cosa consisteva la gara: “A grandi linee l’ordinanza prevedeva la possibilità di collocare i container su ruota in terreni «pubblici», preventivamente individuati dal Comune, e in subordine prevedeva anche una possibilità di offerta, da parte di imprenditori privati, non solo di fornire i moduli abitativi ma anche di proporre i terreni su cui ubicarli”.

A fine ottobre, prosegue Chiocci, “con estrema celerità, il Comune emetteva un bando di gara per 500 Mar attraverso una commissione – dei primi di novembre – presieduta dall’avvocato del Comune e formata dall’allora neocomandante della Polizia municipale e dal dirigente alle Opere pubbliche. Stranamente della commissione non facevano parte i dirigenti competenti in materia: quello dell’Ufficio contratti, dell’Urbanistica, e dello Sportello unico. La gara veniva espletata rapidamente dalla commissione, ma spesso in palese difformità rispetto all’iter previsto per legge. Un esempio? I criteri per l’aggiudicazione della gara non erano contenuti nel bando ma li aveva stabiliti la commissione stessa, peraltro una volta pervenute le domande! Oppure: l’apertura delle buste delle offerte economiche era avvenuta in seduta riservata e non pubblica”.

Le anomalie, secondo Chiocci, non finiscono qui: “La commissione comunale, invece di individuare preventivamente i possibili terreni «pubblici» su cui appoggiare temporaneamente i Mar, ha privilegiato essenzialmente l’offerta di terreni «privati» con conseguenti oneri di urbanizzazione degli stessi a carico del Provveditorato interregionale alle opere pubbliche. Cioè, a spese dello Stato”.