Laura Calzà, la prof senza cattedra allieva di Montalcini. “10 anni che aspetto”

Pubblicato il 23 Gennaio 2013 - 12:56 OLTRE 6 MESI FA
Laura Calzà, la prof senza cattedra allieva di Montalcini. "10 anni che aspetto"

Laura Calzà

BOLOGNA – Laura Calzà, 56 anni, professoressa associata di embriologia a Bologna, per 10 anni al fianco di Rita Levi Montalcini con la quale ha co-firmato anche alcuni lavori scientifici, è senza cattedra. Il suo è uno di quei “cervelli” che all’estero non vedono l’ora di soffiarci ma, nonostante il curriculum di eccellenza, dall’ateneo non arriva la chiamata per il posto da ordinario.

La prof Calzà ha conseguito l’idoneità da docente ordinario la prima volta nel 2003 e la seconda nel 2010, ma la sua facoltà Medicina Veterinaria e il suo dipartimento il Dimvet (Scienze mediche e veterinarie) sembrano non volerla.

Calzà ha portato il suo caso in Senato accademico: il rettore Ivano Dionigi ha promesso una risposta istituzionale entro breve, rimettendo però la questione al preposto dipartimento, diretto da Pier Paolo Gatta. “Troppo forte il sospetto di una discriminazione ad personam perché continui il silenzio istituzionale”, commenta la docente.

Già a novembre 2010 si era rivolta al Senato accademico perché c’erano in ballo dei punti extrabudget messi a disposizione di quei dipartimenti che chiamavano nuovi professori ordinari. “I professori Gatta e Prosperi (ex preside di Veterinaria) – racconta Calzà – risposero di non essere interessati a punti extrabudget per la mia chiamata, adducendo un fronte compatto di dipartimento e facoltà contro la mia chiamata”.

Il perché non è mai stato svelato. La palla ora passa proprio a Gatta, chiamato in causa dal rettore che ha rimesso la questione nelle sue mani. Gatta spiega così l’operato del suo dipartimento: “La vicenda in dipartimento verrà trattata insieme alle altre situazioni in vista della programmazione dei ruoli per la quale abbiamo 2,54 punti in organico che per il 60% vengono destinati a ricercatori che diventano associati. La facoltà a suo tempo fece le programmazioni all’unanimità, è la comunità scientifica che si è assunta la responsabilità”. Una risposta che, diciamolo, puzza un po’ di “scarica barile”.