Lecce, celle affollate: detenuto risarcito per danno esistenziale

Pubblicato il 12 Settembre 2011 - 18:40 OLTRE 6 MESI FA

LECCE – Il carcere è sovraffollato e così il Tribunale di Sorveglianza condanna l’amministrazione penitenziaria a risarcire il danno esistenziale provocato a un detenuto straniero. E’ successo a Lecce, dove nel carcere di Borgo San Nicola sono ristrette circa 1350 persone a fronte di una capienza di 700 e dove un extracomunitario, che sconta una condanna per furto, ha ottenuto una rivoluzionaria sentenza grazie al ricorso presentato dall’avvocato Alessandro Stomeo.

Loculi di 11 metri quadrati, nei quali sono ubicati un letto a castello a tre piani, armadietto, tavolo, tre sedie, gabinetto e lavandino, e nei quali i detenuti riescono a stento a muoversi. Una situazione insostenibile, più volte denunciata e poi trasformata in numerosi ricorsi contro la “condizione inumana e degradante” della struttura. Negli appelli rivolti al giudice di sorveglianza si contesta la violazione di diverse norme che regolano la detenzione: la Legge Gozzini 354 del 1975, il Dpr 230 del 2000, la Convenzione europea sui diritti dell’uomo, le raccomandazioni del Comitato permanente contro la tortura.

Proprio quest’ultimo ha fissato in 7 metri quadrati lo spazio minimo da riservare ad ogni detenuto e su tale indicazione si è basata la pronuncia della Corte europea nell’ambito del cosiddetto “caso Sulejmanovic”, che ha sancito il diritto delle persone che sono state in carcere ad essere indennizzate per l’ingiusto trattamento subito. E se fino a pochi giorni fa l’organismo di Strasburgo era il destinatario privilegiato dei ricorsi dei detenuti, l’ordinanza del giudice leccese Luigi Tarantino diventa oggi un importante spartiacque, indicando il magistrato di sorveglianza come naturale referente per chi ritiene lesi i diritti minimi dietro le sbarre.