Ruini: “Martini disse che la Chiesa è indietro di 200 anni, non è proprio così”

Pubblicato il 5 Settembre 2012 - 10:38 OLTRE 6 MESI FA

Camillo Ruini

ROMA – ”Il Concilio Vaticano II è stato la massima grazia ricevuta dalla Chiesa nel XX secolo. Proprio per questo è stato una sfida enorme, a volte mal compresa da cui sono nati danni molto grandi come la crisi del clero, della vita consacrata, la crisi della forma cattolica della Chiesa”. E’ quanto afferma in una intervista al Corriere della Sera il cardinale Camillo Ruini che parla anche dell’ex arcivescovo di Milano, Carlo Maria Martini, scomparso venerdì scorso.

”L’interlocutore di Martini – spiega – era il Papa. E’ stato spesso presentato come l’antagonista. Ma non ha mai voluto essere così. Sarebbe anche un immiserirlo. E’ stata una grande personalità, un leader mondiale, con molti registri: spirituale, biblico, dialogico, pratico. Martini era anche uomo che sapeva governare in concreto. Innamorato di Cristo, del Vangelo e della Chiesa, oltre che dell’umanità”.

Sul fatto che nell’ultima intervista abbia detto che la Chiesa è indietro di 200 anni, Ruini replica: ”Non ho mai polemizzato con lui da vivo, tanto meno lo farei adesso. A mio parere, occorre distinguere due forme di distanza della Chiesa dal nostro tempo. Una è un vero ritardo, dovuto a limiti e peccati degli uomini di Chiesa, in particolare all’incapacità di vedere le opportunità che si aprono oggi per il Vangelo. L’altra distanza è molto diversa. E’ la distanza di Gesù Cristo e del suo Vangelo, e per conseguenza della Chiesa, rispetto a qualsiasi tempo, compreso il nostro ma anche quello in cui visse Gesù. Questa distanza ci deve essere, e ci chiama alla conversione non solo delle persone ma della cultura e della storia”.

“In questo senso – spiega ancora – anche oggi la Chiesa non è più indietro, ma è più avanti, perchè in quella conversione c’è la chiave di un futuro buono”. Alla domanda invece se ci siano forze politiche che interloquiscono con la Chiesa in maniera privilegiata, Ruini spiega: ”Interlocutori della Chiesa sono tutti i credenti, e tutti gli italiani interessati ad ascoltarla. Privilegiato può dirsi chi ascolta di più. Fin dal convegno di Palermo del 1995, la Chiesa italiana preferisce non entrare nelle questioni degli schieramenti politici. E invita non solo i cattolici, ma tutti gli italiani disponibili, a impegnarsi politicamente per valori e contenuti che sono sostenuti dalla Chiesa, ma non sono contenuti confessionali, bensì di interesse generale. Quanto alle leadership, si prendono e si esercitano, non le può conferire nessuno. Tantomeno la Chiesa”.