Massimo Bossetti, scontro tra avvocati sulle foto di Chignolo d’Isola: volano accuse pesanti

di redazione Blitz
Pubblicato il 12 Luglio 2017 - 12:06 OLTRE 6 MESI FA
Massimo Bossetti, scontro tra avvocati sulle foto di Chignolo d'Isola: volano accuse pesanti

Massimo Bossetti, scontro tra avvocati sulle foto di Chignolo d’Isola: volano accuse pesanti

BRESCIA – Scintille in aula tra la difesa di Massimo Giuseppe Bossetti e gli avvocati di parte civile della famiglia di Yara Gambirasio su alcune fotografie con le quali gli avvocati del muratore di Mapello (Bergamo) cercano di dimostrare come il corpo della ragazzina non possa essere rimasto per tre mesi nel campo di Chignolo d’Isola, come sostenuto dell’accusa.

La difesa ha mostrato alcune fotografie fatte da un satellite il 4 gennaio 2011, un mese prima del ritrovamento del corpo della tredicenne di Brembate di Sopra (Bergamo), avvenuto il 27 febbraio 2010, e quindi una foto scattata proprio quel giorno.

In quest’ultima immagine si vedono le tute degli agenti della scientifica accanto al cadavere. L’immagine viene sovrapposta a quella del satellite, con un’indicazione precisa del punto in cui venne trovato il corpo di Yara. Ebbene, secondo la difesa il 20 gennaio 2011 il corpo di Yara non era lì. La tesi degli avvocati di Bossetti, infatti, è che il corpo sia stato trasportato in quel posto solo in seguito, dopo l’omicidio.

“Quella foto è tarocchissima – ha detto uno degli avvocati della famiglia Gambirasio, Andrea Pezzotta – stiamo ben oltre il limite e mi riservo un esposto”.

Ad alzare la tensione in aula anche la questione degli indizi su Bossetti, che per i suoi difensori non sono tali, a cominciare dalle ricerche sui computer sequestrati al muratore nei quali non c’è “neanche una donna nuda”, altro che “ricerche pornografiche e ancor meno pedopornografiche”, in quelli usati solo da lui.

“Fu trovata una sola ricerca significativa e di 15 giorni prima dell’arresto”, avvenuto il 16 giugno del 2014, ha detto Paolo Camporini, un altro dei legali di Bossetti. “Niente per 20 anni e 15 giorni prima dell’arresto diventa un pervertito”, ha detto Camporini, sottolineando come quella ricerca fosse stata effettuata da un computer senza password per l’accesso e che “sua moglie è venuta a spiegare che le faceva lei quelle ricerche”. Il 14 luglio le repliche, poi il 17 la camera di consiglio per la sentenza, dopo le dichiarazioni spontanee di Bossetti.