Modena, stuprata a 16 anni. L’avvocato di un accusato: “Era consenziente”

di Elisa D'Alto
Pubblicato il 22 Ottobre 2013 - 11:36 OLTRE 6 MESI FA

stuproMODENA – “Ma la ragazza era consenziente“. Anche nella vicenda della 16enne di Modena spunta il luogo comune più diffuso nelle storie di stupro. Sussurrata nei corridoi della scuola dove la giovane vittima, con una buona dose di coraggio, continua ad andare ogni mattina, ripetuta anche da un interlocutore adulto: l’avvocato di uno dei cinque accusati, tutti maggiorenni tranne uno.

“Era perfettamente d’accordo, lo dicono tutti i tesimoni, la prova del Dna non conta, quel che conta è che c’è stato consenso”. Se il consenso c’è stato o no è materia da processo. Le indagini, il pm, gli avvocati delle parti, discuteranno per mesi, con prove e testimonianze, se la ragazzina abbia davvero espresso il suo consenso a un rapporto di gruppo, consumato durante una festa in casa di adolescenti.

In questa sede, tuttalpiù, si può ricordare quanti altri casi di stupro, anche stupro di gruppo su una minore, siano stati accompagnati dalla frase “ma lei ci stava”. Sostenuta spesso da avvocati, quasi sempre da coetanei, amici e compagni di scuola, spessissimo dai genitori degli accusati. Anche in questo caso ci sono i compagni. “C’è stata e poi s’è pentita”, dice una ragazzina al cronista di Repubblica Michele Smargiassi. “Io non c’ero, la sua parola contro la loro”.

E’ un fatto: in casi di cronaca come questo tantissimi solidarizzano con i carnefici, quasi sempre inizia un processo virtuale alla vittima. Era brava a scuola? Si vestiva in maniera provocante? Aveva bevuto a quella festa? Tutte attenuanti per i carnefici, tutte aggravanti per la vittima.

Già, la parola di una ragazzina contro quella di 5 ragazzi, tutti maggiorenni tranne uno, e i cinque rispettivi avvocati. Una vicenda finora privata: nessuno ha coinvolto la scuola, la vittima ha iniziato l’anno scolastico nello stesso istituto frequentato da uno degli accusati. Cinque accusati finora protetti più di quanto sia successo in casi analoghi: tutti a piede libero, tutti nel totale anonimato, non solo l’unico minorenne. Tutti a scuola in compenso si danno di gomito quando passa lei: “E’ quella”. Lei al giornalista dice: “Mi guardano tutti…”, ma va avanti, in classe come ogni mattina, ogni giorno a combattere quell’odioso pregiudizio che da sempre accompagna chi denuncia uno stupro: “Ma lei ci stava…”