Monza: si fingono ricchi ebrei e rubano un Rembrandt e un Renoir a un mercante d’arte

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Aprile 2017 - 10:57 OLTRE 6 MESI FA
Monza: si fingono ricchi ebrei e rubano un Rembrandt e un Renoir a un mercante d'arte

Monza: si fingono ricchi ebrei e rubano un Rembrandt e un Renoir a un mercante d’arte (foto Ansa)

MONZA – Si sono finti ricchi ebrei e hanno beffato un mercante d’arte, italiano ma residente all’estero: l’uomo ha denunciato di essere stato truffato e derubato di due quadri, un Rembrandt e un Renoir, per un valore totale di circa 27 milioni di euro, la scorsa settimana a Monza. Secondo quanto riferito da Il Giorno, dopo essersi accordato con due sedicenti facoltosi uomini d’affari di origine ebrea, con i quali ci sarebbero stati diversi contatti preliminari, il mercante d’arte ha raccontato di essersi presentato con le due opere in un ufficio affittato a Monza dai due compratori, proprio per chiudere la trattativa. Sulla dinamica ci sono alcuni dettagli ancora da chiarire ma, durante l’incontro finale per l’acquisto, i due truffatori sarebbero riusciti a fuggire con i due quadri. Sulla vicenda indagano i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza.

Aggiunge Marco Galvani su Il Giorno:

Inizialmente hanno preso contatti per manifestare il loro particolare interesse a visionare le opere. Dopo alcuni incontri, prima per conoscersi e poi per controllare i quadri, la coppia ha deciso di far scattare la trappola che avrebbe permesso loro di mettere le mani sul bottino milionario. Hanno contattato il mercante per fissare l’appuntamento finale per l’acquisto, indicando come luogo dell’incontro decisivo la sede del Consolato onorario dell’Albania a Monza. Consolato che, nella truffa, non c’entra nulla. I truffatori hanno speso quel “biglietto da visita” approfittando del fatto che il Consolato è al primo piano di una villetta del centro città con (al piano terra) alcuni uffici affittabili. Si tratta di una villa con un unico ingresso. La location ideale per ingenerare la convinzione che davvero i due acquirenti avessero un prestigioso appoggio istituzionale. E così, in effetti, è stato.

Nel giorno fissato, il mercante si è presentato all’appuntamento con le opere; insieme con i due clienti ha esaminato il contratto di acquisto e i documenti dei quadri e, una volta conclusa la trattativa, i tre si sono concessi un caffè prima dei saluti. I due acquirenti si sono assentati per andare a prendere il vassoio per servire il caffè, ma dopo pochi minuti, non vedendoli rientrare, il mercante si è insospettito. Troppo tardi