Phonemedia: decisione sul commissario, il giorno della verità-speranza

Pubblicato il 22 Febbraio 2010 - 11:16 OLTRE 6 MESI FA

«Se arriva il commissario il gruppo si può ricompattare. Potremo salvare le commesse rimaste, recuperare la clientela. Soprattutto, le persone potranno tornare al lavoro e non ci sentiremo più dei fantasmi, dei falliti come lavoratori, come persone, come tutto». Ernestina Rizzuto è davanti al tribunale di Bari con gli altri operatori del call center di Bitritto. Dalla Puglia alla Sicilia e via risalendo da Pistoia a Bologna, tutti i presìdi dei lavoratori del gruppo Phonemedia saranno in collegamento con i colleghi piemontesi e lombardi presenti al tribunale di Novara, il primo chiamato a decidere sull’istanza di insolvenza presentata nei confronti del gruppo Omega.

Il giudice deve valutare la richiesta presentata dagli operatori di Novara, Ivrea, Gaglianico (Biella), Trino Vercellese e Monza, ma il verdetto sarà importante per tutti i settemila dipendenti del gruppo (12 call center in undici città italiane più due sedi estere), senza stipendio da cinque mesi, senza alcun ammortizzatore sociale e soprattutto senza alcuna notizia sul proprio futuro. L’assurdo della vicenda Phonemedia è che la proprietà non ha chiesto lo stato di crisi, non ha attivato procedure di mobilità o licenziamenti, ha respinto  –  contestandone la giusta causa – le lettere di chi si dimetteva per poter ottenere l’indennità di disoccupazione, lasciando i lavoratori anche nell’impossibilità di chiedere alle banche il rinvio delle rate del mutuo, in quanto formalmente “occupati”.

Anche i tribunali di Vibo Valentia e Pistoia dovranno pronunciarsi per identiche istanze di insolvenza, ma il verdetto di lunedì è atteso da tutti come un segnale importante anche in vista dell’incontro in programma a Palazzo Chigi il giorno dopo, martedì 23: «Se il tribunale di Novara dice sì al commissariamento  –  riflette Riccardo Saccone, della segreteria nazionale Slc Cgil  –  la discussione generale col governo sarà più facile perché almeno c’è un giudice che ha detto una parola chiara. A quel punto si può ragionare sugli ammortizzatori sociali e la mobilità, mettere in campo iniziative e competenze per tentare di salvare il possibile, sollecitare il governo perché convinca la clientela a non interrompere le commesse».