“Camere a gas per maledetti ebrei”: multa da 4mila € a prof. Università Cagliari

Pubblicato il 28 Maggio 2012 - 17:14 OLTRE 6 MESI FA

ROMA – Confermata, dalla Cassazione, la condanna per antisemitismo a 4 mila euro di multa con il beneficio della non menzione della pena nei confronti di Pietro Melis, professore di Scienze della formazione dell’università di Cagliari per un suo scritto, pubblicato nel 2004, negli Annali della stessa facolta’, dove invocava ”le camere a gas naziste per i maledetti ebrei” ‘colpevoli’, a suo dire, di praticare il rito di macellazione ‘ortodosso’ degli animali prescritto dal libro del Levitico.

I supremi giudici hanno respinto la dignita’ scientifica della tesi sostenuta da Melis in nome della causa ‘animalista’ della quale, da vegetariano convinto, si e’ fatto fautore. Avvertono gli alti magistrati che ”un insulto resta tale anche se inserito in un bel ragionamento  e in senso complessivo dell’elaborazione culturale non puo’ redimere passaggi argomentativi in se’ non ammissibili sul piano della liceita’ giuridica”. I supremi giudici, inoltre, hanno anche respinto la linea difensiva di Melis che sosteneva di aver solo manifestato, al massimo, ”avversione o antipatia” e non ”odio” verso gli ebrei, ”ne’ espresso incitamento in tal senso”. In proposito la Cassazione rileva che la natura antisemita del suo scritto e’ testimoniata anche dalla lettera con la quale ha inviato il suo elaborato al rabbino capo della Comunita’ di Roma, Riccardo Di Segni.

”Maledetti ebrei credenti…Per voi dovrebbero essere usate ancora le camere a gas…Non dovrebbe essere un reato giustiziare un ebreo credente”. Adesso, oltre alla condanna alla multa, Melis dovra’ anche risarcire per danni morali la Comunita’ ebraica di Roma e anche le comunita’ israelitiche italiane, costituitesi parte civile nel processo nelle persone di Giacomo Sandri e Cinzia Ghirsi. Melis ha provato a sostenere che Sandri e Ghirsi non avevano titolo per costituirsi in giudizio dal momento che non erano ebrei di nascita . In proposito la Suprema Corte ha replicato che ”l’etnia d’origine non assume alcun rilievo nel diritto al risarcimento nei processi per discriminazione religiosa e razziale. Il professore, oltre ad aver fatto ‘dono’ del suo libro al rabbino Di Segni, lo aveva anche inviato a 140 biblioteche italiane e straniere affinche’ lo scritto fosse ”un marchio indelebile sulla vostra pelle: sulla base del diritto naturale non dovrebbe essere un reato giustiziare un ebreo credente o un islamico”. Quanto al limite della liberta’ di pensiero, la Cassazione avverte che essa non puo’ essere invocata ne’ servire da giustificazione quando finisce con il travolgere il ”rispetto di valori piu’ alti, pure costituzionalizzati, quali la dignita’ umana”.