Procura di Catania smentisce l’arresto di Raffaele Lombardo

Pubblicato il 12 Maggio 2010 - 10:51 OLTRE 6 MESI FA

Raffaele Lombardo

La Procura della Repubblica di Catania non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo o di altri politici nell’ambito dell’inchiesta aperta sulle indagini del Ros su mafia e appalti. Lo afferma il procuratore capo Vincenzo D’Agata, anticipando all’Ansa il testo di una sua dichiarazione sulla notizia pubblicata oggi dal quotidiano la Repubblica, secondo la quale i pm catanesi avrebbero chiesto al gip l’arresto del governatore, del fratello Angelo e di altri politici.

In mattinata La Repubblica aveva affermato che la procura di Catania aveva chiesto l’arresto per il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, e per suo fratello Angelo, deputato.

L’accusa a carico di Lombardo e di suo fratello, secondo il quotidiano diretto da Ezio Mauro, sarebbe stata quella di “concorso esterno in associazione mafiosa”. Insieme ai due esponenti dell’Mpa, si leggeva su La Repubblica, sarebbe partito il fermo anche per due consiglieri regionali siciliani, Fausto Fagone dell’Udc e Giovanni Cristaudo del Pdl (vicino all’area di Gianfranco Micciché che appoggia il governo regionale di Lombardo), e per il sindaco di Palagonia, Francesco Calanducci, (Mpa). Secondo i magistrati, riferisce il quotidiano nazionale, ci sarebbe il pericolo di inquinamento delle prove.

“Con riferimento a notizie pubblicate sull’edizione odierna del quotidiano La Repubblica – si legge nella nota diffusa dal procuratore Vincenzo D’Agata – al fine di evitare inopportune strumentalizzazioni delle attività dell’ufficio, in vista di finalità che gli sono assolutamente estranee e alle quali non intende prestarsi, la Procura distrettuale di Catania precisa quanto segue: l’ufficio – afferma il procuratore D’Agata – non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del governatore Lombardo o di altri politici; ogni differente notizia al riguardo, comunque diffusa e a qualsiasi personaggio politico riferitaè pertanto del tutto priva di ogni fondamento”.

“Allo scopo, infine di evitare che attraverso iniziative mediatiche -si legge inoltre nella nota della procura di Catania -anche dal doveroso riserbo dell’Ufficio si tenti di trarre illazioni circa gli orientamenti, le valutazioni o le determinazioni del medesimo, la Procura distrettuale non interloquirà più in alcun modo sull’argomento”.

L’indagine di cui parlava La Repubblica si riferiva a presunti contatti del presidente della Regione Sicilia, al tempo in cui era presidente della provincia di Catania, con imprenditori in odore di mafia. Il fratello Angelo è sospettato di avere avuto legami con esponenti del clan Santapaola.