Stefano Ansaldi, ginecologo sgozzato in strada a Milano: non è stata una rapina finita male

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Dicembre 2020 - 11:08 OLTRE 6 MESI FA
Stefano Ansaldi, ginecologo sgozzato in strada a Milano: non è stata una rapina finita male

Stefano Ansaldi, ginecologo sgozzato in strada a Milano: non è stata una rapina finita male

Nel mistero della morte a Milano del ginecologo campano Stefano Ansaldi, almeno tre elementi non quadrano con l’ipotesi della rapina finita male  Ginecologo sgozzato sabato vicino alla stazione Centrale.

Il primo è l’efferatezza dell’omicidio, compiuto con una coltellata che ha reciso di netto la giugulare. Il secondo è quel Rolex del 65enne lasciato a terra e il terzo il coltello abbandonato vicino al cadavere. Elementi che fanno pensare più ad un raptus per motivi personali.

Stefano Ansaldi, il ginecologo conosceva il suo assassino?

Investigatori e inquirenti intanto sembrano aver imboccato una pista precisa, scandagliando nelle attività e nelle conoscenze del medico. Le indagini sono ancora in pieno svolgimento, ma la sensazione è che il medico conoscesse il suo assassino.

Il ginecologo Stefano Ansaldi era originario di Benevento e aveva uno studio a Napoli affermato soprattutto nel campo della fecondazione assistita. Gli hanno portato via lo smartphone e il portafogli, l’unico dettaglio che poteva far pensare ad una rapina. Un’ipotesi che, però, perde sempre più corpo.

Il telefono potrebbe essere stato preso dall’assassino proprio per rendere più complicate le indagini, dato che così gli investigatori possono lavorare solo sui tabulati e non sulla messaggistica. In primo luogo stanno ricostruendo il motivo per cui Ansaldi avesse deciso di compiere quel viaggio estemporaneo da Napoli a Milano, dove è arrivato verso le 15, e se avesse appuntamento con qualcuno. Non era un viaggio segreto perché, pur non scendendo nel dettaglio, aveva detto ai familiari che doveva andare nel capoluogo lombardo, rientrando in serata, per questioni di lavoro.

Stefano Ansaldi, le telecamere di sorveglianza

Con l’analisi delle telecamere di sorveglianza è stato accertato che per quelle tre ore, fino a quando è stato ucciso, verso le 18, Ansaldi è rimasto sempre attorno alla stazione Centrale. Due giovani, che passavano in quella zona, hanno raccontato di averlo visto “crollare a terra” e “sopravvivere solo pochi secondi”. Questo dopo che gli era stata tagliata la gola. Vicino a lui anche una valigetta con pochi oggetti personali.

Fondamentale è l’analisi in corso delle telecamere della zona per ricostruire la fuga del killer. Non risulta inoltre che Ansaldi avesse attività lavorative in corso o legami professionali a Milano ma, a quanto si è saputo, si sta scavando più in generale sulle conoscenze del medico il quale, tra l’altro, indossava dei guanti di lattice. Particolare quest’ultimo che, tuttavia, in periodo di emergenza sanitaria Covid potrebbe anche essere poco significativo.

Stefano Ansaldi, l’arma del delitto e l’autopsia

Sul coltello trovato vicino al cadavere, chiaramente l’arma del delitto, sono in corso gli esami della Scientifica. E l’autopsia, che verrà effettuata nei prossimi giorni, potrebbe chiarire se il killer si trovasse alle spalle del medico quando lo ha sgozzato.

Intanto, il prefetto di Milano Renato Saccone ha spiegato che mercoledì si riunirà il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica. “Verificheremo le misure attuali, evidentemente valuteremo l’intera area per avere dei servizi potenziati”. E ha aggiunto: “E’ successo un fatto gravissimo di cui non sappiamo ancora i contorni, e quindi ne dobbiamo tenere conto nella valutazione”. (Fonte Ansa).