Telefonino nascosto in un armadietto del carcere di Chieti: scoperto grazie alle cerniere della porta svitate

La Polizia Penitenziaria di Chieti ha scoperto un telefono cellulare nascosto in un armadietto. Chi ce lo ha messo è stato tradito dalle viti della cerniera.

di redazione blitz
Pubblicato il 3 Febbraio 2023 - 15:31 OLTRE 6 MESI FA

Un telefono cellulare, perfettamente funzionante, è stato sequestrato nella Casa circondariale di Chieti dal personale di Polizia Penitenziaria. È stato trovato dentro un armadietto. Lo ha reso Giuseppe Ninu, segretario regionale per l’Abruzzo del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Sappe.

Cellulare trovato in un armadietto del carcere per via delle viti delle cerniere svitate

Il sindacalista ha spiegato che è stato trovato durante le operazioni di perquisizione ordinaria del Reparto Detentivo comuni. Il personale della Polizia Penitenziaria, insospettito dalle viti delle cerniere lievemente svitate di un armadietto in uso ai detenuti, ha effettuato un accurato controllo. Per farlo sono state tolte completamente le piastre delle cerniere dell’anta. Sotto la stessa è stato rinvenuto, in un incavo ricavato appositamente, un microtelefono cellulare. “Sempre grazie all’alta professionalità dei Baschi Azzurri di Chieti, ancora una volta si è riusciti a garantire la sicurezza interna dell’istituto. Oramai anche il rinvenimento di cellulari, così come le aggressioni al personale, sta facendo statistica. Senza un immediato intervento dell’amministrazione sarà sempre più difficile garantire la legalità e la sicurezza all’interno dei penitenziari italiani” conclude Ninu.

Pesa la carenza di organico nelle carceri italiane

Aggiunge ancora Ninu: “La pur significativa carenza organica del penitenziario viene colmata dalla grande professionalità degli uomini e delle donne della Polizia Penitenziaria, che hanno posto in essere questa operazione di polizia che ha portato frutti. Sulla questione relativa all’utilizzo abusivo di telefoni cellulari e di altra strumentazione tecnologica che può permettere comunicazioni non consentite è ormai indifferibile adottare tutti quegli interventi. Interventi che mettano in grado la Polizia Penitenziaria di contrastare la rapida innovazione tecnologica e la continua miniaturizzazione degli apparecchi, che risultano sempre meno rilevabili con i normali strumenti di controllo”.

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