Treviso, ha un cancro e lo scopre dal referto sullo smartphone: “Nessun medico è venuto a parlarmi”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 6 Dicembre 2018 - 20:16 OLTRE 6 MESI FA
Cancro, scopre di averlo dal referto su smartphone: la storia di Simona

Treviso, ha un cancro e lo scopre dal referto sullo smartphone: “Nessun medico è venuto a parlarmi” (Foto archivio Ansa)

TREVISO – Immaginate di scaricare il referto di un esame clinico sul vostro smartphone, aprirlo e scoprire di avere un cancro. Questo lo shock vissuto da Simona, 44 anni, dopo aver aperto il referto ricevuto dall’ospedale Ca’ Foncello di Treviso. “Nessun medico è venuto a parlarmi, mi è caduto il mondo addosso”, ha raccontato la donna.

La vicenda risale allo scorso 21 luglio, quando la donna scopre dal telefono che le è stato diagnosticato un melanoma maligno. Simona ha raccontato al Gazzettino che nessun medico l’aveva avvisata, nessuno l’aveva preparata a scoprire la malattia. Dopo lo shock iniziale, la donna ha iniziato le terapie ma ha anche deciso che questo non doveva succedere ad altre persone e ha deciso di raccontarlo ai quotidiani.

Simona si era sottoposta il 6 luglio a un prelievo istologico per un sospetto basalioma al braccio, poi la diagnosi arriva sul telefono. Al Gazzettino la donna ha spiegato: “È inaccettabile. La lettura del referto di cancro scaricato sul cellulare senza filtro, senza sostegno, senza contenimento. Ci sono dei principi deontologici basilari senza i quali nessun servizio sanitario può definirsi civilizzato. Non è possibile supporre quali siano le risorse intellettuali, psicologiche, fisiche e spirituali dei pazienti. Non possono essere trattati come è capitato a me”.

Il messaggio le arriva di sabato, per potersi confrontare con un medico la donna ha dovuto attendere due giorni: “Sapendo che qualsiasi diagnosi di cancro viene comunicata personalmente per le implicazioni psicologiche delicate che ne derivano, ho aperto il referto sorseggiando la tazza del caffè del mattino ricorda e ho letto la diagnosi di melanoma maligno. Tra l’altro era sabato. Non ho potuto parlare con nessun medico del reparto. Sono stata costretta ad aspettare fino a lunedì per un confronto diretto”.

Francesco Benazzi, direttore generale dell’Usl 2, ritiene che la responsabilità di quanto accaduto dipenda dalle norme in vigore e non dai medici. Gli esami fatti in libera professione permettono di scaricare il referto online e la donna aveva eseguito un test a pagamento: “Ci dispiace. Ma l’esame è stato fatto in libera professione. Esce da quello che fa l’Usl attraverso l’Anatomia patologica. In libera professione, come previsto dalla legge, c’è la possibilità di scaricare i referti online: la risposta è diretta. Questi non vengono vagliati. Solo quelli che facciamo a livello istituzionale vengono valutati in base all’esito per poi chiamare le persone in modo da avere un confronto diretto”.