Gatto colpito al muso da distanza ravvicinata con decine di pallini ad aria compressa, salvo per miracolo ma perderà la vista (foto Facebook) - Blitz Quotidiano
Un gatto di colonia felina è stato colpito al muso da distanza ravvicinata con un’arma ad aria compressa o da caccia. Il micio, docile e abituato al contatto umano, nei giorni scorsi è stato recuperato in condizioni gravissime e fortunatamente è sopravvissuto. Il fatto è accaduto a Brisighella in provincia di Ravenna: a denunciare quanto accaduto è l’Enpa di Faenza che sui social ha raccontato: “Gli hanno sparato in faccia, senza alcuna pietà. Ha perso un occhio per sempre e rischia seriamente di perdere anche l’altro”.
Il veterinario ha effettuato delle radiografie che hanno evidenziato che decine di pallini di piombo sono finiti nella testa e nel corpo dell’animale, come fossero dei “brillanti di morte”, ha sottolineato ancora l’associazione. Malgrado le ferite gravi, il micio è riuscito a sopravvivere ed ora verrà curato dai veterinari che proveranno a rimuovere i pallini e a salvare l’altro occhio.
L’Enpa ha annunciato che presenterà denuncia contro ignoti ed ha invitato chiunque abbia visto o sentito qualcosa a fornire segnalazioni utili per identificare il responsabile.

Il messaggio dell’Enpa su Facebook
L’Enpa, dopo aver descritto le condizioni del gatto, nel messaggio Facebook ha scritto: “Cosa c’è dietro a tanta cattiveria? Cos’è che porta un essere umano a puntare un’arma su un gatto indifeso, guardarlo mentre si avvicina e premere il grilletto? Magari cercava una carezza come era solito fare all’arrivo della persona addetta alla colonia. Ci indigniamo davanti alle immagini delle guerre, ci commuoviamo per le vittime innocenti… e poi c’è chi, nel silenzio di una campagna, sceglie di uccidere per divertimento o per odio. Questo non è solo un atto ignobile. È un reato. È disumanità. È la prova che c’è qualcosa di profondamente malato in chi compie gesti simili. Non possiamo più stare zitti.
Chiediamo giustizia. Denunciamo. Parliamone. Non lasciamo che l’orrore passi sotto silenzio”.
