C’era una volta il mi sistemo in banca. Ora orari e stipendi flessibili

Pubblicato il 19 Gennaio 2012 - 15:27 OLTRE 6 MESI FA
Bancari nuovo contratto

Lapresse

MILANO – I 340 mila bancari italiani con il nuovo contratto dovranno dire addio all’aperitivo: le filiali potranno essere aperte fino alle 20 e in alcuni casi addirittura fino alle 22. In cambio i sindacati hanno ottenuto un aumento di 170 euro al mese in busta paga: 50 euro dal 1° giugno, altri 50 dal 1° giugno 2013, 70 dal 2014. Bloccati per un anno e mezzo gli scatti di anzianità, sarà istituito un fondo per l’occupazione che in cinque anni si stima possa agevolare l’assunzione di 6.500 giovani dipendenti di banca. Spiega La Stampa che il fondo

sarà alimentato da una giornata che deriva dalle prime 23 ore della banca delle ore e dalla rinuncia a una ex festività da parte di quadri e dirigenti. E, come auspicato dal presidente Abi Giuseppe Mussari, potranno partecipare anche i top manager, versando il 4% del proprio compenso. 

I nuovi assunti lavoreranno 40 ore a settimana e il loro “salario d’ingresso” sarà ridotto del 18% per i primi 4 anni, a fronte di un 4% di contribuzione aziendale per la previdenza complementare.

Si sgretola così uno dei miti piccolo borghesi, il posto in banca, esaltato dalle mamme e vituperato in tante canzoni in cui l’amico ex sessantottino o scapestrato metteva la testa a posto ed entrava in banca, deludendo la compagnia. “Ti sei salvato o sei entrato in banca pure tu?”, chiedeva Antonello Venditti in Compagni di Scuola. Certo che 16 mensilità, guardaroba rimborsato, giornata di lavoro che finiva nel primo pomeriggio, permessi orari e contratti integrativi… fare il bancario sarà stato un mestiere grigio ma ben remunerato.

Ora però è diverso, il bancario è precario, come il titolo di un film di trent’anni fa con Paolo Villaggio. La Fabi, Federazione autonoma bancari italiani, informa che solo il 30% dei nuovi assunti entra con un contratto a tempo indeterminato. Il 29% lo fa con formule a termine, il 13% con contratto di apprendistato, l’11% somministrazione, il 9% inserimento, il 6% tirocinio. I nuovi bancari prendono 1.200 euro per 13 (non più 16) mensilità, con 20 giorni di ferie che diventano 25 dopo 10 anni di anzianità. Sono comunque pagati di più degli impiegati nel commercio o dei metalmeccanici. E hanno una buona cassa sanitaria, sconti su mutui e prestiti. Spesso, quando vanno in pensione, riescono a piazzare il figlio in banca.

Solo che il mestiere è cambiato. La Fisac Cgil protesta: “E’ una catena di montaggio terziaria. Se una volta prevaleva la specializzazione, oggi prevale il bancario proletarizzato e universale, che esegue e piazza prodotti e polizze”. La ricerca Ispel conferma: il 48% si dice insoddisfatto del proprio lavoro, il 25% ritiene di avere poche opportunità di crescita.

Intanto dal 2000 ad oggi ci sono stati 55 mila esuberi e nei prossimi 2-3 anni, dai 7.500 di Unicredit ai 1.000 di Bnl, ci saranno altri 17 mila esuberi nei grandi gruppi italiani. Il bancario italiano costa 74.600 euro all’anno alla sua azienda, contro i 56.800 della media europea. Le banche da un lato lavorano sempre di meno con le filiali, dato il peso sempre maggiore di internet nella gestione dei conti correnti. Dall’altro però avrebbero sempre più bisogno di un rapporto col territorio, visto il momento difficile del credito, l’aumento di prestiti insolvibili e la crisi di liquidità. Bisogna conoscere il quartiere o il paese dove è situata la filiale, per capire a chi si può concedere mutui e prestiti. La Stampa in tal senso cita il metodo antico di Costantino Gava, direttore di una filiale della Bcc a Orsago (Treviso):

Per due mesi va a vedere tutte le partite che si giocano in paese. Dopo che si è fatto amico tutti quelli che girano intorno al calcio passa alle associazioni. Infine le messe, mattutine e vespertine. “Perché se vai fuori e conosci la gente, è difficile sbagliare…”