(Foto d'archivio Ansa)
Secondo alcune indiscrezioni, il ministero dell’Ambiente sarebbe al lavoro su un nuovo decreto destinato a riscrivere le regole sui controlli degli impianti termici. La bozza, che potrebbe vedere la luce nei prossimi mesi, sta però suscitando forti preoccupazioni tra le associazioni di categoria. Il testo, in particolare all’articolo 8, comma 3, prevederebbe l’eliminazione delle ispezioni “in situ” per tutti gli impianti sotto i 70 kilowatt, cioè la quasi totalità delle caldaie domestiche a gas: circa 20 milioni in Italia, di cui 7 milioni con oltre quindici anni di età. Per questi impianti resterebbero solo controlli a distanza.
Il decreto fisserebbe inoltre uno standard nazionale di un controllo di efficienza energetica ogni quattro anni, lasciando alle Regioni la possibilità di intervenire con maggiori verifiche solo previa motivazione “robusta” e autorizzazione ministeriale. Su queste ipotesi si è acceso l’allarme di Confartigianato, Cna e Casartigiani. Le tre associazioni sottolineano come controlli e manutenzione delle caldaie siano fondamentali per la sicurezza, la tutela della salute e la qualità dell’aria. Una riduzione delle verifiche, avvertono, aumenterebbe il rischio di incidenti, intossicazioni da monossido di carbonio e malfunzionamenti, oltre a compromettere il risparmio energetico e la riduzione delle emissioni, in particolare delle polveri sottili PM10. Indebolire il sistema dei controlli, spiegano, significa trasferire i rischi sui cittadini e allontanare gli obiettivi di sicurezza e tutela ambientale, soprattutto nelle aree urbane più densamente popolate.
