Detrazioni fiscali, l’idea del governo di togliere al lavoro dipendente per dare all’autonomo

Idea a voglia di governo: tagliare le detrazioni fiscali (ad esempio 19% su spese sanitarie) ai redditi sopra i 60 mila euro lordi. Ma chi c'è in quella zona? Soprattutto contribuenti lavoratori dipendenti o ex tali. E a che serve il taglio? A finanziare tassa piatta 15% partite Iva fino a 85 mila euro.

di Lucio Fero
Pubblicato il 14 Novembre 2022 - 10:44 OLTRE 6 MESI FA
Detrazioni fiscali, l'idea del governo di togliere al lavoro dipendente per dare all'autonomo

Detrazioni fiscali, l’idea del governo di togliere al lavoro dipendente per dare all’autonomo FOTO ANSA

In fondo e al fondo c’è coerenza e non dovrebbe esserci sorpresa nell’idea (e voglia) del governo di destra/centro di togliere al lavoro dipendente per dare al lavoro autonomo. In fondo e al fondo c’è uno storico idem sentire fatto insieme di cultura, ideologia, umori. In fondo e al fondo c’è un impasto/sentimento secondo il quale il lavoratore dipendente è il garantito a posto e stipendio fisso mentre il lavoratore autonomo è esposto ad ogni vento e ad ogni rischio. Il primo lavora sì, ma coperto da denaro e garanzie (anche pubbliche) che il secondo non ha. Il secondo, il lavoratore autonomo, lavora e rischio di più. E senza protezioni. Una cultura, una ideologia, un umore sociale che ha portato nei decenni nella costituzione materiale d’Italia a proteggere almeno un po’ il lavoro autonomo con il diritto de facto a non pagare tutte le tasse dovute. Una supposta e asserita “evasione di necessità” riconosciuta a tutte le forme di lavoro autonomo. Con gli effetti, marcati, visibili nella geografia della dichiarazione dei redditi degli italiani da decenni e decenni a questa parte: la quasi totalità dei lavoratori autonomi abitano, a loro dichiarare al fisco, nella terra dei 15/30 mila euro lordi annui.

Gemellaggio elettorale

E poi, consolidato nel tempo, c’è anche il gemellaggio elettorale tra lavoro autonomo e destra o centro che sia. Commercianti e partite Iva votano in grande maggioranza a destra e al centro e anche il 25 settembre l’hanno fatto. Quindi, anche qui con coerenza, il governo dei destra/centro prepara un segno di riconoscenza. Il primo: portare per il lavoro autonomo la tassazione forfettaria al 15 per cento da 65 mila a 85 mila euro di reddito. Insomma la partita Iva fino a 85 mila di reddito paga il 15 per cento di tasse. Già qui…un reddito da lavoro dipendente dopo e sopra i 50 mila euro paga il 43 per cento di tasse. Ma dove trovare i miliardi per la flat tax alle partite Iva (oltre che per mandare in pensione a 62/63 anni, ma questo è altro discorso)? Di debito ulteriore rispetto alle attese (e compatibilità) per il 2023 governo Meloni ne ha già messo in cantiere per venti e passa miliardi. Più in là non si può. E allora dove trovare i miliardi? Aumentare le entrate fiscali è bestemmia impraticabile. Allora diminuire le spese? Diminuirle a chi?

Ai garantiti

L’idea e la voglia del governo sono di tagliare le detrazioni fiscali. Tagliarle a chi? A chi dichiara redditi superiori ai 60 mila euro annui (la soglia è in discussione). E chi è che dichiara redditi da 60 mila in su? A stragrande maggioranza sono redditi dichiarati da lavoro dipendente (o da pensione post lavoro dipendente). Per l’ottima ragione che il lavoro dipendente essendo sottoposto a ritenuta alla fonte non può che dichiarare quanto effettivamente gli viene corrisposto. Fatto sta che nelle dichiarazioni dei redditi dei contribuenti italiani sopra i 60 mila lordi annui i lavoratori autonomi si diradano fin quasi a sparire (mentre intere categorie si assiepano tra i 15 e i 25 mila lordi annui. Nelle dichiarazioni…Quindi tagliare la detrazione fiscale, quella ad esempio per le spese sanitarie, detrazione pari al 19 per cento della spesa, tagliarla a chi da lavoro dipendente porta a casa a fine mese tra i 2500 e i 3000 netti al mese, significa trasferire risorse dal lavoro dipendente a quello autonomo. Per la semplice ragione che il lavoro autonomo nella zona taglio c’è poco o nulla (stando a dichiarazione redditi) mentre nella zona taglio c’è il lavoro dipendente a reddito più medio che alto.

Cento euro di medicine, erano 19 di detrazione…

Saranno di meno o forse non saranno più per chi da lavoro dipendente porta a casa da 2500 a tremila netti al mese. Giudicato se non proprio ricco almeno abbiente, questo contribuente che già paga la quota parte più alta dell’Irpef nazionale, cederà una parte o tutta la sua detrazione fiscale, i suoi 19 euro, alla partita Iva che va a pagare di tasse il 15 per cento fino agli 85 mila euro (che raramente dichiara, infatti è ufficialità e non stima che con il limite a 65 mila euro per il forfait a 15%, sopra i 65 mila spariva la fatturazione).

Per il lavoro dipendente? La mezza pensione

Trasferire ricchezza o almeno quota reddito dal lavoro dipendente a quello autonomo, è la Destra coerente con se stessa. E per il lavoro dipendente? La pensione, la pensione presto, più presto di quanto non comandi la demografia, la anagrafe, l’aritmetica e l’interesse nazionale. Pensionare a 60 anni con opzioni varie, pensionare al massimo a 62/63 anni. Magari una mezza pensione fino ai 65/67 anni. Mettere quanti più lavoratori dipendenti a mezza pensione e quanti più lavoratori autonomi a tasse decimate. Eccolo il programma, la bussola, la meta.