Eni: utile semestre cala a 3,8 mld (-6%). Scaroni: “La Libia pesa”

Pubblicato il 29 Luglio 2011 - 08:01 OLTRE 6 MESI FA

ROMA, 29 LUG – L’Eni chiude il primo semestre con un utile netto in calo del 6% a 3,8 miliardi di euro, mentre quello adjusted e’ in crescita del 4% a 3,63 miliardi di euro. Lo annuncia il Cane a sei zampe in una nota, aggiungendo che il cda di giovedì 28 luglio ha anche deciso la proposta di un acconto sul dividendo di 0,52 euro per azione.

Il protrarsi della crisi libica pesa sulla produzione di idrocarburi dell’Eni: nel secondo trimestre, secondo quanto afferma il Cane a sei zampe nella nota sui conti, la produzione ha infatti subito un calo del 15% a 1,489 milioni di barili al giorno (-12% nel semestre). Al netto della Libia e dell’effetto prezzo, invece, la contrazione del trimestre è del 2% e quella del semestre dell’1%.

Positivo, invece, il dato sulle vendite di gas, che nel trimestre sono aumentate del 9% a 21 miliardi di metri cubi (+7% nel semestre).

L’analisi di Scaroni. L’Eni nel primo semestre del 2011 ”ha sofferto delle mancate produzioni in Libia che hanno impattato tutti i settori di attivita”’. Lo afferma l’ad Paolo Scaroni, secondo cui, tuttavia, ”nonostante la crisi libica ed i costi di approvvigionamento gas, che, nel semestre, non tengono conto dei benefici retroattivi delle rinegoziazioni in corso, Eni ha ottenuto solidi risultati sostenuti, in particolare, dal miglioramento della redditivita’ E&P”.

Nel periodo, prosegue nella nota, ”abbiamo consolidato le nostre prospettive di crescita grazie al progresso sui progetti di sviluppo, agli importanti successi esplorativi e ai nuovi accordi in aree core e in nuove aree ad elevato potenziale. I solidi risultati attesi per il 2011 e le prospettive di crescita e di redditivita’ future ci consentono di confermare la nostra politica di dividendo e di proporre un acconto di 0,52 euro per azione”.

La nota Eni. ‘Sebbene in un quadro di graduale rafforzamento dell’attivita’ economica globale, l’outlook 2011 presenta un margine di incertezza e volatilita’ a causa dell’imprevedibilita’ degli sviluppi legati a fattori macroeconomici e geopolitici, tra i quali in particolare l’evolvere della crisi libica”. Lo afferma l’Eni nella nota sui conti, parlando dell’evoluzione prevedibile della gestione.

”Le quotazioni del petrolio – spiega la nota – sono attese in un trend solido sostenuto anche da una certa ripresa della domanda; per le finalità di proiezione economico-finanziaria di breve termine Eni assume un prezzo medio annuo del marker Brent di 115 dollari barile”. Inoltre ”e’ prevista proseguire l’attuale fase depressa del mercato europeo del gas dove la contenuta dinamica della domanda non e’ in grado di assorbire l’eccesso di offerta esistente e la forte pressione competitiva riduce la redditivita’ degli operatori. I margini di raffinazione sono attesi permanere su livelli non remunerativi a causa dei fattori di debolezza strutturale dell’industria (domanda stagnante ed eccesso di capacita’) e dell’elevato costo della carica e delle utility energetiche”.

Pertanto il management prevede, in uno scenario con il petrolio a 115 dollari, una produzione di idrocarburi in flessione proprio a causa della Libia, ma vendite del gas in crescita. In lieve contrazione, invece, le vendite di prodotti petroliferi in Italia e resto d’Europa.