La rivolta di Repubblica e Stampa contro la cessione ai Greci delle due testate. John Elkann sta smantellando l’impero di famiglia (Foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Fuga dall’Italia. John Elkann sta smantellando, un pezzo alla volta, quello che era il più grande impero industriale del Belpaese. Ha cominciato sganciandosi dai quotidiani locali e la Gazzetta di Mantova – il quotidiano più antico d’Italia – ne sa qualcosa. Poi il nipote di Agnelli si è catapultato sulle produzioni automobilistiche. A Pomigliano d’Arco ha sospeso la produzione di Panda e Tonale; col nome di Stellantis – nome assunto dopo la fusione con Peugeot- il figlio di Margherita e fratello di Lapo, col vecchio marchio Fiat produce veicoli in Serbia, Algeria, Polonia. E, per la gioia di Trump, produce la Jeep negli USA. Il tutto, dettaglio non da poco, senza il minimo plissé del Pd o di Landini (quest’ultimo reduce dal solito venerdì alla Tafazzi, come sostengono i suoi denigratori). Ora alla soglia dei 50 (anni), il marito di Lavinia Borromeo – la sposa che gli ha dato due figli battezzati con due nomi presi a caso: Leone Mosè e Oceano Noah) sta smantellando il settore editoriale.
Repubblica e Stampa ai colonnelli greci
E’ l’ultima della serie: la cessione delle corazzate Repubblica e Stampa alla galassia dell’armatore Kyriakou, amico di Trump e socio d’affari del principe saudita Bin Salman. A gennaio forse l’annuncio ufficiale, salvo che i giornalisti, già sulle barricate, non ottengano il dietro front cosa improbabile perché l’armatore greco, un Berlusconi dei Balcani ultra conservatore, è un tipo che non molla facilmente. Tuttavia la rivolta dei giornalisti in agitazione permanente lascia intendere che ci aspetta un Natale di scintille. Gente come Massimo Giannini, la Cuzzocrea, la Aspesi e Augias non vanno sottovalutati.
Sono giorni caotici. Repubblica invoca anche il Golden Power, monta una rabbia al grido “difendiamo la libertà di stampa, salviamo la democrazia in pericolo e la sopravvivenza di un pensiero critico”. A Torino la redazione è in totale fermento e dicono: “Sono ore brutte per noi a La Stampa. Il presente è fosco e il futuro è incerto. Il nostro editore ha dimenticato la sua storia familiare mancando di rispetto a noi, alla città, a un territorio e ad un importante pezzo della storia di questo Paese”.
Sono le stesse ore che hanno vissuto e vivono gli operai di Comau, Magneti Marelli, Iveco, Stellantis. E’ intervenuto anche il governo con il sottosegretario Barachini che “sta seguendo con la massima attenzione l’intera vicenda”. Staremo a vedere.
Chi è Theodore M. Kyriakou
L’armatore greco, 51 anni, tre figli, è a capo di un impero complesso che si estende in varie parti del mondo. Una matrioska di società diverse tra Granducato, Olanda, Grecia, Irlanda, Gran Bretagna, Stati Uniti. Il primogenito guida il settore marittimo, il boss in persona ricopre la carica di presidente del gruppo dei media “Antenna” che è uno dei principali Broadcaster nazionali. Una sorta di Canale5 in salsa greca che trasmette anche a Cipro, Romania, Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca, Balcani. Ai canali televisivi si aggiunge una catena di radio. A John Elkann l’armatore ha offerto 140 milioni, prendere o lasciare. Kyriakou è uomo di mondo, abituato a stringere affari, difficilmente è uno che molla. Prevedibili scintille al Natale dentro e fuori le redazioni.
