Mes: fondo salva o ammazza Stati? Come funziona il Meccanismo europeo di Stabilità

di Redazione Blitz
Pubblicato il 22 Novembre 2019 - 07:00 OLTRE 6 MESI FA
Mes: fondo salva o ammazza Stati? Come funziona il Meccanismo europeo di Stabilità

Mes la riforma del fondo salva stati che aiutò i paesi in crisi finanziaria come la Grecia (Ansa)

ROMA – La riforma del Meccanismo europeo di stabilità (Mes) è un dossier aperto da almeno due anni e che dovrebbe chiudersi a dicembre. Sempre che Eurogruppo ed Eurosummit daranno l’ok. Già a gennaio 2018 l’Eurogruppo cominciò a discutere di come utilizzare al meglio il fondo che in passato è servito a salvare la Grecia e gli altri Paesi che hanno chiesto aiuti all’Ue. Ma che oggi si vorrebbe rendere utile non soltanto nelle emergenze.

A cosa serve il Mes

Il Mes può aiutare gli Stati in difficoltà in modi diversi. Prestiti economici. Acquisti di titoli di Stato sul mercato primario e secondario. Linee di credito precauzionali. Prestiti per la ricapitalizzazione indiretta delle banche. Ricapitalizzazioni dirette delle banche (finora mai utilizzate). L’obiettivo è scoraggiare la speculazione sugli istituti finanziari.

Con la riforma, il Mes, acquisterebbe nuove funzioni e nuovi poteri. L’innovazione principale è quella che vede il fondo assumere la funzione di paracadute finale (backstop) del fondo di risoluzione unico delle banche (SRF). Si tratta di una linea di credito da 70 miliardi. A cui i Paesi potranno accedere qualora i loro fondi nazionali per le risoluzioni bancarie (risorse delle banche e non pubblici) non siano sufficienti.

Un’altra novità è l’introduzione di linee di credito precauzionali più efficaci, ovvero utilizzabili in caso un Paese venga colpito da uno shock economico e voglia evitare di finire sotto stress sui mercati. Non si dovrà firmare un Memorandum, come quello che firmò la Grecia e che conteneva condizioni molto rigide, ma si firmerà una lettera d’intenti che assicura il rispetto delle regole del Patto di stabilità.

Cosa cambia per l’Italia

Potrebbe essere un problema per Paesi ad alto debito, costretti a ridurlo forzosamente per accedere ai fondi. In ogni caso per l’Italia non sarebbe un’opzione, perché una delle clausole è non avere squilibri eccessivi, e l’Italia è sotto monitoraggio Ue da anni per il debito.

Infine, tra le novità c’è anche la controversa riforma delle “clausole di azione collettiva” (Cacs) negli eventuali casi di ristrutturazione del debito sovrano di uno Stato membro. In sostanza, dal 2022, sarà più semplice ottenere l’ok della platea degli azionisti per approvare la ristrutturazione di un debito sovrano. Perché dalle attuali regole che richiedono una doppia maggioranza, si passerà a una maggioranza unica.

Alcuni osservatori (per esempio Carlo Cottarelli) denunciano il rischio che l’annuncio di una maggior facilità nella ristrutturazione dei debiti pubblici scateni la speculazione contro i Paesi con i conti meno in ordine. (fonti Ansa, Corriere della Sera)