Perché grazie alla Corte Costituzionale dal 1 gennaio aumenteranno le tariffe autostradali (malgrado le promesse di Salvini) (foto Ansa) - Blitz Quotidiano
Alla fine, rispettando le competenze e le prerogative di tutti, i pedaggi autostradali nonostante le ripetute promesse aumenteranno da gennaio con un adeguamento tariffario all’inflazione che sarà del 1,5%. Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, ed in particolare il vicepremier Matteo Salvini non nascondono la delusione per una decisione derivata dalla determinazione dell’Art, la autorità per i trasporti, legittimata dalla pronuncia della Corte Costituzionale.
La Consulta, scrive in una nota il Ministero, “ha vanificato lo sforzo del Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti, Matteo Salvini, e dello stesso governo di congelare le tariffe fino a definizione dei nuovi pef regolatori”. Il percorso che porta a questo esito è in realtà partito da molto lontano ed è stato risolto nell’ottobre scorso quando la Consulta ha di fatto determinato la legittimità degli aumenti tariffari più volte bloccati dall’Esecutivo a partire dal 2020 sostenendo come le “disposizioni che hanno rinviato i termini per l’adeguamento dei pedaggi autostradali per gli anni 2020, 2021, 2022 e 2023, in attesa dell’aggiornamento dei piani economici finanziari, sono costituzionalmente illegittime perché in contrasto con gli articoli 3, 41 e 97 della Costituzione”.

Di fatto i giudici hanno accolto il ricorso del Consiglio di Stato che lamentava la lesione della libertà di impresa e dell’utilità sociale di due decreti legge che rinviavano i termini per l’adeguamento delle tariffe autostradali per gli anni 2020 e 2021. Così conseguentemente ha ritenuto illegittimi anche gli stop agli aumenti per il biennio successivo.
Il Consiglio di Stato era a sua volta stato chiamato a pronunciarsi sull’impugnazione, da parte di una concessionaria autostradale, di due note del Ministero delle infrastrutture e dei trasporti che non avevano appunto riconosciuto gli adeguamenti tariffari per il 2020 e il 2021. Da un punto di vista strettamente giuridico la Corte ha dato conto del complesso quadro fattuale e normativo in materia, che “vede oggi attribuita all’Autorità di regolazione dei trasporti la competenza tanto a definire i criteri per la fissazione delle tariffe e dei pedaggi autostradali, quanto a esprimersi, in ordine a tali profili, sugli aggiornamenti alle convenzioni autostradali”.
La conseguenza è quindi che dal primo gennaio 2026, come spiega il ministero, per tutte le società concessionarie autostradali per le quali è in corso la procedura di aggiornamento dei relativi Pef sulla rete a pedaggio gestita, è previsto un adeguamento tariffario dell’1,5%, pari all’indice di inflazione programmata per l’anno prossimo appunto.
Per il partito Democratico gli aumenti sono “un bel regalo agli automobilisti da parte di chi voleva abolire le accise sulla benzina”. Per il partito guidato da Elly schlein l’unico responsabile è quindi Salvini e il suo ministero. Anche per il deputato del Movimento 5 Stelle, Agostino Santillo, le responsabilità sono in capo al ministro: “Dal 1 gennaio, nonostante i proclami del disco rotto Matteo Salvini, i pedaggi autostradali aumenteranno con conseguenze nefaste in primis sull’autotrasporto”.
Per il vicepresidente della Commissione trasporti e per il capogruppo Pd in commissione ambiente, Andrea Casu e Marco Simiani “ormai anche i comunicati del Mit certificano il totale fallimento di Matteo Salvini come Ministro dei Trasporti. Stavolta, nel goffo e ignobile tentativo di mascherare la sua incapacità e di scaricare sulla Corte Costituzionale la responsabilità dei rincari sulle autostrade, che peseranno dal primo gennaio sulle tasche di tutti i cittadini che si metteranno in viaggio”.
Immediata la replica della Lega: “strano che il Pd non abbia ben compreso che non è il ministro Salvini ad aver aumento le tariffe dei pedaggi, ma la Corte Costituzionale”.
