Repubblica: contante ci costa 200 euro a testa. Ma quanto ci costano le banche?

di Redazione Blitz
Pubblicato il 26 Marzo 2014 - 11:03 OLTRE 6 MESI FA
Repubblica: contante costa 200 euro a testa. Ma quanto costano banche e carte di credito?

Repubblica: contante costa 200 euro a testa. Ma quanto costano banche e carte di credito? (LaPresse)

ROMA – Repubblica fa i conti di quanto costa il contante, ma si dimentica di ricordarci quanto ci costano le banche e le carte di credito, i cui servizi in Italia sono fra i più cari al mondo. Esempio (dati Banca d’Italia 2013): la tenuta di un conto corrente in una banca italiana costa in media 103 euro all’anno a cliente.

Secondo Agnese Ananasso però il problema è il contante, che costerebbe 200 euro all’anno a ogni italiano, lo 0,52% del Pil. Sarebbe il costo industriale del conio dell’euro, del trasporto, delle verifiche e dei controlli di sicurezza.

“Un primo allarme era stato lanciato qualche mese fa da Sel che ha evidenziato come coniare un centesimo costi alla Zecca 4,5 centesimi, per un totale di 188 milioni di euro in dieci anni. La Banca centrale europea ha calcolato che l’Europa spende ogni anno lo 0,46% del proprio Pil — pari a 60 miliardi di euro — per trasportare, verificare, proteggere il denaro.

In Italia la spesa, in proporzione, è anche superiore: si parla di 10 miliardi di euro, ossia lo 0,52% del Pil. «Questo vuol dire che per pagare il personale, le perdite, i furti, le apparecchiature, il trasporto, la sicurezza, i magazzini, la vigilanza, le assicurazioni, spendiamo 200 euro a testa all’anno» spiega Alessandro Onano, responsabile marketing di MoneyFarm.com, una società indipendente di consulenza finanziaria che opera online. In Europa circolano quasi 16 miliardi di banconote per un valore di oltre 900 miliardi di euro; le monete sono oltre cento miliardi di pezzi e valgono 24 miliardi.

Numeri che lasciano perplessi: a partire dai 10 miliardi di euro di costo ipotizzato del contante, che sarebbe lo 0,52% del Prodotto interno lordo. Ma il Pil italiano non è di 1.900 miliardi di euro, ma circa 1.900 miliardi di dollari (stime Fmi), che convertiti in euro fanno meno di 1.400 miliardi. Gli italiani poi sono 60 e non 50 milioni, quindi il costo del contante a testa (10 miliardi diviso 60 milioni) sarebbe di 166 e non di 200 euro a testa. L’articolo poi continua confrontando il costo (più basso) delle operazioni in contante con quello tramite bancomat e carte di credito:

Guardando le singole operazioni, il costo sociale del contante continua a essere più basso (0,33 euro) rispetto alle carte di debito (0,74 euro) e di credito (1,91 euro) ma solo perché gli importi dei pagamenti in contante sono più bassi rispetto a quelli con la carta. […] Stando ai dati dell’Abi il nostro è il Paese occidentale con il più basso utilizzo di carte di credito: circolano 34,2 milioni di carte e 33 milioni di bancomat, di cui il 57% al Nord.

Oltre ai costi legati direttamente a banconote e monete ce n’è un altro che impatta ulteriormente sull’Erario: l’evasione fiscale, che secondo le stime più recenti rappresenta tra il 16,3 e il 17,5% del Pil. Un fenomeno che Parlamento e governo hanno cercato di arginare proprio agendo sulla tracciabilità delle operazioni: l’ultimo provvedimento in ordine di tempo è la Legge di Stabilità che ha portato a mille euro la soglia al di sopra della quale non si possono effettuare transazioni in contanti. Per scoraggiarne l’utilizzo le banche hanno introdotto anche delle commissioni sui prelievi allo sportello.

«L’Italia ha altri due tristi primati: il 40% delle rapine effettuate in Europa avvengono nel nostro Paese – sottolinea ancora Onano – e la Banca d’Italia riconosce ogni anno 72mila banconote false, un numero altissimo, se si considera in tutta Europa ne vengono intercettate 387mila. Senza contare poi i batteri che si veicolano attraverso i soldi, visto che i tagli grossi passano di mano in mano anche per sette anni e mezzo».