Taglio debito a partire da immobili e privatizzazioni

di Redazione Blitz
Pubblicato il 15 Aprile 2016 - 07:20 OLTRE 6 MESI FA
Taglio debito a partire da immobili e privatizzazioni

Taglio debito a partire da immobili e privatizzazioni

ROMA – Il governo di Matteo Renzi è chiamato a ridurre il debito pubblico e per farlo punta sulle privatizzazioni. La Commissione europea ha chiesto all’Italia di tagliare il debito pubblico e il compito spetta al Tesoro e a Palazzo Chigi, che puntano tutto sulla vendita degli immobili statali, come quelli delle Poste Italiane o dell’Anas, e sulla privatizzazione, a partire da quella di Enav.

 

Andrea Bassi su Il Messaggero scrive che l’appuntamento con la Commissione europea per Pier Carlo Padoan, ministro del Tesoro, e il premier Renzi si avvicina e per arrivare al taglio del debito pubblico promesso nel prossimo Def punteranno sulle dismissioni immobiliari:

“Anche per questo, a sorpresa, nel Documento di economia e finanza, ha deciso di confermare un obiettivo dalla cessione di società e immobili pubblici, dello 0,5% del Pil, circa 8 miliardi di euro. E questo nonostante lo slittamento dell’operazione più importante in preparazione, la quotazione delle Ferrovie, rimandata a data da destinarsi. Per adesso nel carnet è rimasta soltanto la quotazione di Enav, la società per il controllo dei voli. L’operazione è già ben impostata. Il deposito dei documenti in Borsa per l’ammissione è già stato effettuato.

Se il cronoprogramma sarà rispettato, entro la fine di giugno la società sarà sul mercato. Il Tesoro venderà fino al 49% di Enav, operazione dalla quale incasserà, secondo le stime, tra gli 800 milioni e il miliardo. Molti soldi, ma pochi rispetto all’obiettivo degli 8 miliardi da realizzare in un anno. Un altro miliardo e duecento milioni di euro, arriveranno dalle dismissioni immobiliari.

A maggio l’Agenzia del Demanio lancerà per il secondo anno la sua iniziativa «Proposta Immobili». Chiederà agli enti locali (questa volta allargando la platea a quelli sotto i 10 mila abitanti), se hanno beni da dismettere. Questi ultimi avranno tempo fino a luglio per rispondere. Poi gli immobili verranno valutati, e dirottati verso i fondi immobiliari pubblici come Invimit e verso la Cassa Depositi e Prestiti. Lo scorso anno questo schema ha ben funzionato. Era stato previsto di incassare 500 milioni di euro con questa operazione, alla fine l’Agenzia ha portato a casa 946 milioni.

LE IPOTESI ALLO STUDIO
Ma anche con l’operazione immobili, la somma complessiva da portare a riduzione del debito arriverebbe a circa 2 miliardi. Ne mancherebbero ancora sei. A questo punto entrerebbero in campo due operazioni che il governo ha ammesso di avere allo studio, ma sulle quali una decisione non è ancora stata presa.

La prima, più semplice, sarebbe la vendita di una ulteriore tranche di Poste italiane. Ieri in un’intervista a “Il Sole 24 Ore”, è stato lo stesso ministro Padoan a confermare che si tratta di una possibilità. La società guidata da Francesco Caio è sbarcata in Borsa a fine del 2015, quando il Tesoro ha collocato una quota di circa il 34% incassando 3,1 miliardi. Sul mercato potrebbe finire un’altra tranche del 30%, che permetterebbe un incasso simile. Probabile che la decisione finale sia presa in base agli andamenti di Borsa.

Difficile replicare l’operazione a un valore inferiore ai 6,75 euro a cui è avvenuto il primo collocamento. Sarà comunque necessario scrivere un nuovo decreto di privatizzazione e attendere che siano scaduti i 180 giorni per i quali il Tesoro si era impegnato a non vendere nuove quote. La seconda operazione allo studio, è il conferimento di Anas alle Ferrovie. Anche in questo caso a confermare l’ipotesi, è stato un ministro, quello delle infrastrutture, Graziano Delrio.

L’operazione avverrebbe tramite un aumento dei capitale delle Fs con il conferimento da parte del Tesoro della società delle strade. Il beneficio per il debito deriverebbe dal deconsolidamento del passivo di Anas (più di 3 miliardi di euro). Ma l’operazione non è semplice. Bisognerà convincere Eurostat che la società oggi guidata da Gianni Armani può essere finanziata non più con i trasferimenti dello Stato, ma con una tarifa. L’ipotesi allo studio sarebbe quella di caricare il finanziamento di Anas in una voce ad hoc delle accise. Se tutti i tasselli andranno a posto, gli otto miliardi messi in conto nel Def saranno allora raggiunti”.