Giappone, il premier pensa ad un futuro senza nucleare

Pubblicato il 13 Luglio 2011 - 18:17 OLTRE 6 MESI FA

TOKYO, 13 LUG – Il Giappone deve ''ridurre la sua dipendenza dall'energia nucleare'' muovendosi verso una società orientata alle fonti rinnovabili ed eco-compatibili.

Il premier Naoto Kan, sempre più sensibile ai timori dell'opinione pubblica sull'atomo e alle prese con una popolarità crollata nei sondaggi al 16%, ha giocato oggi la carta 'anti-nucleare', esprimendo la presa di posizione più forte sul futuro delle strategie energetiche del Paese nel dopo-Fukushima.

Che possa rappresentare una svolta attuabile e reale è però tutto da verificare, viste le reazioni provocate, a partire dal gruppo di parlamentari democratici, parte della fronda interna del DpJ (stesso partito del premier), che ha chiesto ancora il suo passo indietro per ''la confusione creata'', in linea coi giudizi dell'opposizione Liberaldemocratica, scettica sul fatto che Kan possa gestire ''la rivoluzione energetica''.

Nella conferenza stampa trasmessa in diretta tv, il premier ha rilevato che, malgrado lo stop di 35 reattori su 54, il Paese ''ha una produzione energetica sufficiente'' per superare la domanda estiva e quella invernale. Segnale, questo, che dimostra il potenziale di partenza. Mentre, con l'emergenza Fukushima, ''la tecnologia nucleare non è qualcosa che possa essere gestita con misure di sicurezza convenzionali''. L'obiettivo ambizioso è quindi una società non più dipendente ''dal nucleare'', anche se è ''prematuro'' fissare una scadenza.

''Una politica energetica in pieno caos'', ha titolato il quotidiano economico Nikkei sugli stress test annunciati a sorpresa pochi giorni fa da Kan, a stretto giro dalla missione (fallita) nella prefettura di Saga del ministro dell'Industria, Banri Kaieda, impegnato a convincere le popolazioni locali a riattivare due reattori della centrale di Genkai, fermati per l'ordinaria manutenzione e non più riaccesi dopo Fukushima.

La decisione sugli stress test (i dettagli saranno resi noti il 19 luglio) ''è ridicola'', ha tuonato Hiromasa Yonekura, a capo della Keidanren, la potente Confindustria nipponica, per il quale la mossa ''blocca la stabilità dell'attività economica''.

I timori sulla fornitura elettrica sono stati rilanciati pure dal governatore della Bank of Japan (BoJ), Masahaki Shirakawa, visto che il Sol Levante prima del sisma/tsunami dell'11 marzo aveva nel nucleare il 30% del fabbisogno elettrico, contro il 18% di giugno.

Per due reattori, intanto, si avvicina la fase delle ''normali operazioni'', intese sotto il profilo amministrativo: dopo lo stallo di quattro mesi per l'emergenza Fukushima, l'Authority sulla sicurezza (Nisa), ha chiesto a Hokkaido Electric e Kansai Electric le ultime ispezioni al reattore 3 di Tomari (da 912 megaWatt) e l'1 di Oi (1.175 mWatt).

Malgrado l'assenza del via libera ufficiale, i due reattori stanno fornendo già energia a pieno regime, ma senza la fine del procedimento potrebbero nascere ''problemi legali'', secondo Yoshinori Moriyama, funzionario della Nisa.

Per l'Agenzia, sugli impianti in questione, i test erano stati portati a marzo alla fase conclusiva, quella esecutiva: una situazione diversa da quella tracciata da Kan, che ha espresso riserve sul riavvio dei reattori a livello nazionale e chiesto altri controlli.