Bernardo Valli, in un libro 58 anni di articoli. Scalfari scrive che…

di redazione Blitz
Pubblicato il 26 Agosto 2014 - 08:00 OLTRE 6 MESI FA
Bernardo Valli, in un libro 58 anni di articoli. Scalfari scrive che...

Bernardo Valli

ROMA – Bernardo Valli, uno dei maggiori reporter italiani da tutti gli angoli del mondo, arrivato a 84 anni di età, ha pubblicato il suo primo libro, una raccolta dei suoi articoli, pubblicati, dal 1956 ad oggi, sui quotidiani nei quali ha lavorato per cinquantotto anni: Il Giorno, il Corriere della Sera, La Stampa e Repubblica dove arrivò nel 1977.

“La nostra fratellanza dura da allora, cioè da 37 anni” ricorda Eugenio Scalfari, che di anni ne ha 90 e che ha presentato il libro o meglio ne ha annunciato l’uscita su Repubblica.

“Ho avuto e avrò finché saremo in vita un rapporto di fratellanza con Bernardo Valli ed è da qui che voglio cominciare per segnalare l’uscita del suo primo libro.

Non è stata soltanto un sentimento di reciproco affetto; a me è servita per capire le caratteristiche di un personaggio insolito, vorrei dire eccezionale, del giornalismo italiano ed europeo; come lui nella mia lunga carriera ne ho conosciuti ben pochi, anzi a ben pensarci nessuno.

Quell’eccezionalità emerge come primo segnale dall’indice del volume che fornisce la testimonianza dei luoghi, delle popolazioni, della storia e dei problemi che in quelle terre si sono svolti. Quei luoghi sono il mondo intero, dall’America del Nord all’Amazzonia, all’Africa, alla Cina, all’India, al Medio Oriente, al Maghreb. E naturalmente all’Europa da lui percorsa palmo a palmo, dall’estremo Nord fino al Sud mediterraneo, compresa la Russia al di qua e al di là degli Urali.

Valli ormai conosce il mondo e le interconnessioni politiche e sociali nella loro globalità al punto tale che potrebbe tranquillamente scriverne seduto nel suo studio di Parigi, dando un’occhiata alle notizie di internet sull’attualità quotidiana; ma si rifiuta di farlo.

Per scrivere utilizzando la sua esperienza e conoscenza di quei luoghi sente la necessità di ritornarci ogni volta, la sua testimonianza deve essere diretta e contemporanea, deve rivedere quelle strade, quelle persone, parlare con i testimoni e gli attori di quanto accade e poi, soltanto a queste condizioni, riferirne ai suoi lettori. Ha superato da tempo gli ottant’anni [essendo nato nel 1930 ne ha 84] Bernardo Valli, ma questo è il suo modo.

Lo ha teorizzato nella breve introduzione al volume che in questi giorni è arrivato nelle librerie. Ha scritto: «Viaggiare per scrivere e scrivere per viaggiare? Per me posso adottare tuttee due queste ipotesi».

È esattamente così e la sua vita lo dimostra. Sarebbe affascinante se scrivesse la sua biografia che comincia con il suo arruolamento nella Legione Straniera. Qualcuno prima o poi lo farà. Nella postfazione di questo volume Francesco Contorbia ne dà qualche cenno, ma se fosse lui stesso sarebbe una testimonianza diretta d’una vita vissuta con modalità molto rare, ma Bernardo non lo farà, non è nel suo genio il gusto di parlare di sé, gli ripugnerebbe.

Eppure qualche cosa inevitabilmente trapela dagli articoli qui raccolti e dalle tre pagine che aprono la sua raccolta.

Trascrivo qui solo poche righe di quella sua brevissima introduzione, che mi sembrano quanto mai significative:

“Non vorrei far sorridere ma mi piace l’idea di essere un piccolo, modesto, insignificante Adriano di Marguerite Yourcenar, che nella maturità avanzata guarda il passato e il presente con ponderatezza dall’alto del suo cavallo e riconosce al tempo stesso che i momenti migliori in questo nostro mestiere sono quelli della passione. L’equilibrio tra fatti e commenti che è la chiave del mestiere non può esser soltanto calcolato, non può essere freddo”.

Questa sì che è una sorpresa per chi non lo conosce: Bernardo non è un osservatore disincantato. Certamente cerca l’obiettività e ne fa il metro dei suoi articoli, ma la forza che anima la sua ricerca è la passione. La domina, ma senza di essa la sua vita sarebbe stata diversa, diverso il suo modo di lavorare, diversi i risultati.

Racconterò qui un fatto che finora è conosciuto soltanto da Bernardo e da me.

Si tratta di questo: era il 1989 e io avevo compiuto 65 anni, quindi ero in età di pensione. Dopo ormai aver fatto il giornalista da quarant’anni, fondato due giornali ( l’Espresso e la Repubblica essendone stato anche comproprietario e quindi editore insieme con Carlo Caracciolo) avendo deciso di uscire da quel mestiere, volevo approfondire la mia predilezione per la filosofia e scrivere libri, saggi soprattutto e forse, se l’estro mi fosse venuto, anche qualche romanzo.

Ma non era facile lasciare Repubblica che dirigevo ormai da 17 anni. Ci sarebbe voluto un giovane che avesse il talento necessario e in più realizzasse un salto generazionale che introducesse nel giornale gli aggiornamenti necessari per conquistare i giovani che entravano in quegli anni nella vita.

Un giornalista con quelle caratteristiche non lo conoscevo e poi c’era un’altra considerazione che mi tratteneva: la redazione, da quando il giornale era nato, aveva avuto un solo direttore; un salto generazionale così inatteso poteva creare problemi interni non lievi. Ci voleva dunque una fase di transizione affidata a uno dei nostri che fosse universalmente stimato e che per qualche anno mi sostituisse. Il talento d’un trentenne sarebbe diventato più accettabile al secondo cambiamento di direzione ma non al primo.

Fatte queste considerazioni la scelta per me era semplicissima: dopo di me Bernardo Valli, il più dotato, il più accettabile e il più apprezzato dall’intera redazione. Presi un aereo e andai a trovarlo a Parigi. Ci incontrammo all’hotel dell’Opéra in place de la Madeleine e gli esposi il mio progetto.

Lui ascoltò molto sorpreso, lo stupore per quella mia proposta gli si leggeva in faccia, ma non mi interruppe, ascoltò fino in fondo e poi mi disse: non sai quanto mi dispiaccia la tua decisione di andartene e quanto mi faccia piacere la proposta che mi riguarda, ma la risposta è no. La mia passione è scrivere e viaggiare. Gestire un giornale e le persone che lo fanno non è compito mio, non saprei farlo, ma soprattutto non ho nessuna voglia di farlo. Bernardo continuò a realizzare la sua vita professionale come aveva sempre voluto: scrivere per viaggiare e viaggiare per scrivere. Il titolo del suo libro è, non a caso, La verità del momento“.