Emanuela Orlandi. Dal memoriale di Marco Accetti, Fabrizio Peronaci “Il Ganglio”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 19 Giugno 2014 - 13:25 OLTRE 6 MESI FA
Emanuela Orlandi. Dal memoriale di Marco Accetti, Fabrizio Peronaci "Il Ganglio"

Il flauto traverso, o piffero, con cui Marco Fassoni Accetti ha intrattenuto gli spettatori di Chi l’ha visto?. Sul suo memoriale è basato “Il Ganglio” di Fabrizio Peronaci

ROMA – Un nuovo libro dedicato al mistero di Emanuela Orlandi è uscito in questi giorni. Si intitola “Il Ganglio”. Ne è autore Fabrizio Peronaci, giornalista del Corriere della Sera, che per l’edizione romana ha distillato ancora di recente sempre nuove rivelazioni a 31 anni dalla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Chi ama osservare le misteriose pieghe del mondo dei giornali non avrà fatto a meno di osservare una stranezza. Il 17 giugno, il Corriere della Sera, il giornale di Peronaci, ha pubblicato una entusiastica recensione del libro di Paolo Pietroni, che dal Corriere è uscito da tempo e ora lavora per Condé Nast, un concorrente di Rcs. Il 19 giugno è uscita una anticipazione del libro di Fabrizio Peronaci, non sul Corriere ma sul Fatto.

Il libro di Pietroni non ha per asse portante la storia di Emanuela Orlandi ma è una creazione originale, un bel giallone spruzzato di riferimenti alla Orlandi, con una geniale operazione.

L’estratto del testo del libro di Fabrizio Peronaci è preceduto da queste righe:

“Un enorme archivio di foto pedopornografiche, in un ufficio del Vaticano. Ne scrive “Il Ganglio”, libro di Fabrizio Peronaci, edito da Fandango, che racconta di un gruppo di potere dietro il sequestro di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi, nel 1983. Il testo è imperniato sul memoriale di Marco Fassoni Accetti, fotografo e superteste, che sostiene di essere il telefonista del gruppo che rapì la Orlandi”.

Blitzquotidiano ha presentato il memoriale il 16 giugno. Esso risulta vero. Esso contiene quanto Marco Fassoni Accetti ha raccontato ai magistrati che ancora oggi indagano sul caso, nel corso dei vari interrogatori. 

Marco Fassoni Accetti rivelò agli spettatori di Chi l’ha visto? il ritrovamento di un flauto traverso come quello che suonava Emanuela Orlandi. Non furono trovate mai grandi prove a sostegno; più probabilmente il piffero suonato per mesi a Chi l’ha visto? veniva da reperti dello studio cinematografico De Laurentiis di Roma e alla fine la trasmissione tv ha scaricato Fassoni Accetti, preferendogli un pentito di Mafia, Vincenzo Calcara, nuovo supertestimone ora in auge.

Non si capisce molto il senso dell’operazione di Fabrizio Peronaci. Il memoriale di Fassoni Accetti sembra frutto di una fantasiosa costruzione intrecciata a fatti di cronaca più che un dettagliato verbale.

Pino Nicotri, autore di libri sul caso di Emanuela Orlandi e, per Blitzquotidiano, di numerosi articoli, ha presentato il memoriale di Marco Fassoni Accetti così:

“Il memoriale cita solo nomi di gente ormai defunta o nomi di prelati vaticani nei confronti dei quali è, come sempre, impossibile di fatto condurre accertamenti perché il Vaticano, come dimostrato in più occasioni, NON gradisce interferenze giudiziarie;- i nomi di chi invece è vivo o potrebbe esserlo NON sono mai fatti. Silenzio assoluto. Marco Fassoni Accetti dice che a suo tempo ha dato la parola d’onore ai diretti interessati che non li avrebbe nominati. Ma tale parole d’onore deve averla data a centinaia di persone! Una omertà capillare che rende di fatto impossibili anche gli accertamenti fuori Vaticano;

– tutta la narrazione è un lungo collage di cose note, scritte su articoli e libri, e di affermazioni impossibili da verificare, come per esempio le scene descritte dell’organizzazione del finto rapimento delle due ragazze e della presenza tra gli organizzatori di defunti come Enrico De Pedis. Accetti è arrivato a copiare da un mio libro del 2010 un particolare della famosa “borsa di prodotti di bellezza Avon” che smentisce quanto affermato da chi dice di avere visto Emanuela nel pomeriggio del giorno della scomparsa mentre passava a piedi davanti a Palazzo Madama diretta alla scuola di musica Ludovico da Victoria in piazza S. Apollinare;

– questa sfilza di infiniti particolari disseminati su articoli di giornali e libri può essere stata messa assieme con pazienza certosina dalla lunga frequentazione da parte di Accetti della postazione Internet della biblioteca di Villa Leopardi, a pochi metri da dove abita. Frequentazione della quale ho già parlato su Blitz con un apposito articolo;

– la mania dei “codici”, ben 31, messi assieme nei modi più impensabili per far capire “a chi di dovere” che le ragazze erano state rapite e per depistarli, è tale da averne messi assieme talmente tanti da indurre a pensare che i “chi di dovere” fossero degli emerito cretini o duri di comprendonio;

– Fassoni Accetti chiamandolo Servizio D’Informazioni della Sicurezza Militare o sbaglia clamorosamente il vecchio nome del nostro servizio segreto militare, il cui acronimo SISMI sta per IServizio Informazioni e Sicurezza Militare, oppure parla a vanvera”.