Copyright digitale, Agcom: pirateria privata salva, guerra ai “fini di lucro”

di Redazione Blitz
Pubblicato il 25 Luglio 2013 - 17:49| Aggiornato il 26 Luglio 2013 OLTRE 6 MESI FA
Copyright digitale, Agcom fa guerra ai grandi pirati ma non calca la mano

Copyright digitale, Agcom fa guerra ai grandi pirati ma non calca la mano

ROMA – L’Agcom ha mosso il primo passo verso la riforma del diritto d’autore online. Le nuove regole per la tutela del copyright digitale faranno la guerra ai grandi pirati ma senza calcare la mano sulla repressione. L’obiettivo è quello di rifondare il mercato dei contenuti digitali in Italia pur mantenendo un basso profilo poliziesco. Stop alle violazioni con fini di lucro e alla pirateria ”massiva” online: restano esclusi dal perimetro d’intervento dell’Agcom gli utenti finali (downloaders) e il cosiddetto ‘peer-to-peer’.

Queste le principali novità: procedimento solo su istanza del soggetto legittimato, e non d’ufficio, tempi del procedimento ridotti a 10 giorni, a fronte dei 45 ordinari e, in caso di violazione accertata del diritto d’autore, emanazione di un ordine rivolto agli Internet Service Provider di far cessare la violazione stessa.

Lo schema di regolamento, approvato dal Consiglio Agcom presieduto da Angelo Marcello Cardani, a firma dei commissari Antonio Martusciello e Francesco Posteraro, ”è frutto di un’ampia e approfondita riflessione su tutti gli elementi acquisiti nel dibattito sviluppatosi in seno alla comunità d’interesse e dal confronto con i modelli di altri Paesi europei”, sottolinea in una nota l’Autorità, che ha ”inteso contemperare la tutela del diritto d’autore con alcuni diritti fondamentali, quali la libertà di manifestazione del pensiero e di informazione, il diritto di accesso ad internet, il diritto alla privacy”.

In quest’ottica,” l’Autorità si concentra sulle violazioni esercitate con finalità di lucro e assegna carattere assolutamente prioritario alla lotta contro la pirateria ”massiva”, escludendo dal proprio perimetro d’intervento gli utenti finali (downloaders) e il cosiddetto peer-to-peer”. Il provvedimento, che sarà sottoposto a una consultazione pubblica della durata di 60 giorni e notificato alla Commissione europea, ”prevede l’istituzione di un Comitato incaricato, tra l’altro, di sviluppare forme di autoregolamentazione per la diffusione di contenuti digitali legali, di monitorare l’applicazione del regolamento e di formulare all’Agcom proposte di aggiornamento in relazione ai cambiamenti tecnologici e di mercato”.

”La procedura di enforcement proposta, pur svolgendosi in tempi brevi, rispetta il principio del contraddittorio – sottolinea ancora l’Agcom – in modo da consentire a tutti i soggetti interessati di far valere le proprie ragioni”. E’ previsto che il procedimento dinanzi all’Autorità ”possa essere avviato solo su istanza del soggetto legittimato, non d’ufficio, e dopo aver rivolto, senza esito positivo, una richiesta di rimozione al gestore della pagina internet”. Le misure messe a consultazione ”sono quelle previste dal decreto legislativo n. 70/2003 – rimozione selettiva o disabilitazione dell’accesso ai contenuti illeciti – e saranno improntate a gradualità e proporzionalità, tenendo conto della gravità della violazione e della localizzazione del server”.

Il commissario Maurizio Dècina, intervistato dal quotidiano la Repubblica, ha spiegato:

“Ci sono due grosse novità rispetto alla precedente delibera. Primo, non imporremo di bloccare l’indirizzo IP del sito estero, cosa che equivale a impedire una comunicazione e potrebbe equipararsi a censura. I provider potranno agire alterando i sistemi Dns (Domain Name Server). Inoltre, non sarà loro imposta la rimozione selettiva che richiede l’uso, lesivo della privacy, di dispositivi Dpi (Deep Packet Inspection)”.

Che tradotto, significa che per gli utenti finali basterà cambiare i Dns nelle opzioni del proprio sistema operativo per accedere comunque a quel sito.

“Sì, ma le ricerche dimostrano che il 70 per cento degli utenti non lo sa o non lo vuole fare. Quindi la misura è efficace e non minaccia la libertà di internet. La seconda differenza con la delibera precedente è che ci focalizzeremo su quel centinaio di siti di pirateria massiva che sono responsabili della stragrande maggioranza delle violazioni di copyright e dei danni economici ai content provider. Per questi siti, infatti, la nostra procedura di repressione sarà rapida, durerà solo 10 giorni, mentre per tutte le alte segnalazioni ci metteremo 45 giorni. Per verificare le violazioni ci avvarremo anche di strumenti tecnologici, sfruttando i marchi registrati delle opere digitali audiovisive ed editoriali (Siae, Fieg, ecc.)”.

L’intervento dell’Agcom ”si fonda comunque sul convincimento che la lotta all’illegalità non possa limitarsi all’opera di contrasto, ma debba essere accompagnata da una serie di azioni positive di importanza cruciale: la promozione dell’offerta legale, l’informazione e l’educazione dei consumatori, essenziali per creare una ”cultura della legalità” nella fruizione dei contenuti”. In quest’ottica l’Autorità ritiene che ”il fenomeno della pirateria possa ridursi anche grazie a strumenti che favoriscano l’accesso legale alle opere digitali”.