M5s allo sbando in Europa, nessuno li vuole, sono ormai irrilevanti

di Antonio Buttazzo
Pubblicato il 1 Novembre 2020 - 12:08 OLTRE 6 MESI FA
M5s allo sbando in Europa, nessuno li vuole, sono ormai irrilevanti

M5s allo sbando in Europa, nessuno li vuole, sono ormai irrilevanti . Nella foto: Luigi Di Maio

Fanno tanto i post-ideologici, si ergono a sacerdoti di un pensiero liquido e adattabile ad ogni circostanza e poi a Bruxelles vanno a capo chino a piatire l’ingresso in un gruppo politico.

I 5stelle stanno scoprendo, a proprie spese, che al mondo esistono ancora schieramenti frutto di un patrimonio storico di idealità, esperienze culturali, sociali, umane. Che poi si traducono in aree politiche ben definite.

Il problema di una chiara collocazione all’interno del Parlamento Europeo è adesso molto serio per i grillini. Costretti a vagare come anime in pena nell’emiciclo del Palais d’Europe. Alla ricerca di una stabilità politica che, con molta stoltezza, pensavano non fosse necessaria.

Hanno infatti compreso che essere fuori dai gruppi politici comporta l’assenza di incarichi di potere e prestigio, poiché logicamente questi sono appannaggio dei gruppi di maggiore consistenza.

E il M5s in Europa non ha né prestigio né potere.

Certo non è facile per il M5s trovare una sistemazione politica quando fino all’anno scorso gli scranni di Bruxelles erano condivisi con Nigel Farage e quelli di Roma con Matteo Salvini.

Infatti, prima c’è stato il due di picche rimediato danparte di Emmanuel Macron. Che non ha certo dimenticato l’appoggio di Luigi Di Maio ai Gilets Jaunes. Adesso è la volta dei verdi tedeschi che, per qualche imperscrutabile motivo, il Movimento corteggiava da tempo. Ritenendoli, vai a capire perché, ideologicamente affini.
Niente da fare.

La mancanza di democrazia interna di un movimento, guidato in modo oscuro dall’amministratore di una società di capitali, non rispondeva alle aspettative di uno dei gruppi politici più antichi e stimati a Bruxelles.

Esclusa la destra di Le Pen e Salvini, non tanto per ostacoli ideologici ma per la comprensibile ostilità del leghista, restano i due grandi gruppi che si alternano al potere in Europa da sempre, i Popolari e i Socialdemocratici.

Berlusconi non li vuole

Sicuramente difficile l’accesso tra i primi. Assai improbabile infatti che Berlusconi, leader rispettato e autorevole del PPE, dia il benestare all’ingresso dei grillini nella famiglia dei centristi europei.

Neanche lui dimentica il “niet” opposto da Di Maio alla partecipazione di Forza Italia nel precedente governo poi varato con la Lega.

Ci sarebbero i Socialdemocratici Europei, a cui appartengono gli alleati al Governo del PD.

Tuttavia anche il gruppo parlamentare in Europa del PD ha forti dubbi sulla collocazione europeista del Movimento 5stelle.

Comincia ad essere chiaro anche a Di Maio quindi che il mondo post-ideologico vagheggiato da Grillo e Casaleggio (padre) non esiste.

Coltivare questa convinzione può al più permettere di governare disinvoltamente  sia con Salvini sia con Zingaretti. Con animo lieto e senza riserve mentali o scrupoli etici.
Ma quando la Politica assume un contenuto più alto, l’appartenenza ideologica conta eccome.

L’agone politico pretende che sulla ribalta salgano attori con idee chiare e forti principi, capaci di interpretare al meglio il proprio ruolo.

Non saperlo o, peggio, non volerlo o poterlo fare, comporta nel lungo periodo la condanna all’irrilevanza. E questo anche per il M5s.

Che è quello che accade al Movimento 5stelle oggi.