A Genova, tsunami post Quirinale, resa dei conti Lega-Toti, ce la farà l’anti Bucci, Ariel Dello Strologo?

di Franco Manzitti
Pubblicato il 6 Febbraio 2022 - 18:31 OLTRE 6 MESI FA
https://www.ansa.it/liguria/notizie/2022/02/03/comunali-genova-giallorossi-su-dello-strologo-sabato-decisione_3c3bd9cb-7d8e-4308-8e3e-6ed9d105a0dc.html

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Genova, lo tsunami dopo il Quirinale. Resa dei conti Lega-Toti in Liguria, Genova diventa contendibile per l’anti Bucci: Ariel Dello Strologo.

A Genova e in Liguria, la Destra ha dominato incontrastata da sette anni. Solo ora dopo gli sconquassi romani per il Quirinale la destra incomincia a temere ripercussioni. 

La sinistra qui ha lasciato macerie ovunque. Improvvisamente, gli orfani di un dominio politico lungo decenni sperano in Ariel Dello Strologo. È un avvocato cinquantenne, presidente della Comunità ebraica, cresciuto professionalmente nello studio legale del famoso e ultracompianto avvocato Mauro De André.

 E’ questo professionista, già presidente della società del Porto Antico e della Fiera di Genova, l’oramai certo candidato del centro sinistra nella prossima battaglia delle elezioni comunali.

E’ lui, rappresentante di un establishment professionale qualificato, un progressista, un civil servant di fede ebraica e impegno religioso forte, che sfiderà Marco Bucci. Bucci è il sindaco manager, ex boy scout, il sindaco che grida e che sta cambiando la città con una visione molto pragmatica ed efficientista. Riempie la Superba di cantieri, di opere pubbliche, a partire dal famoso Ponte San Giorgio. E da quella colossale operazione di demolizione e ricostruzione, che ha lanciato il cosidetto “Modello Genova”.

Ma che deve fare i conti con i terremoti della sua alleanza, da lui non molto filata, che dopo l’elezione di Sergio Mattarella al Quirinale appare stracciata e fatta a pezzi. Soprattutto dall’azione spregiudicata del king maker, Giovanni Toti. Lega e Forza Italia lo accusano senza mezzi termini di essere stato un “traditore”. Avendo sottratto dall’urna presidenziale almeno venti dei  suoi grandi elettori alla esimia presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati.

L’elezione genovese della prossima primavera-estate per scegliere il nuovo sindaco e il consiglio comunale appariva una partita senza thrilling. Con Bucci sfolgorante e il candidato della sinistra ancora ignoto.

Ora diventa in tutto un quadro di Genova e Liguria squassato, una vera partita, un match contendibile.

Se lo giocheranno un sindaco uscente, la cui coalizione apparirà più staccata ancora e non solo per la spinta autonomista di Bucci, che si stava fabbricando una sua lista a prova di bomba. Un manager, insomma, con le spalle meno coperte e un avvocato un po’ più giovane di lui , espressione di un establishment che a Genova e in Liguria non si sentiva più rappresentato oramai da molto tempo.

 Almeno da quando Beppe Pericu, il sindaco più forte degli ultimi decenni, era uscito di scena nel 2007.

Né la pasionaria Marta Vincenzi, dall’ingiusto destino giudiziario. E neppure l’algido sindaco-marchese Marco Doria, dai magnanimi lombi e dall’algida conduzione municipale. O i successivi candidati perdenti anche in Regione e in Comune. La ambiziosa cambia bandiera Raffaella Paita. L’onesto lavoratore Gianni Crivello. E infine il giornalista Ferruccio Sansa. Nessuno di loro ha mai rappresentato quell’elettorato progressista moderato, occhieggiante al centro. Quelle sezioni un po’ irridentemente definite “cachemire”. Che formavano un asse importante per il Partito democratico e anche per qualche sua deviazione un po’ più radicale.

Lo scatafascio dei 5 Stelle, che a Genova sono nati e si sono in anticipo schiantati, dividendosi in tanti rivoli.

Con leadership bruciate da sole. Prima Paolo Putti, ex candidato sindaco, poi transfuga. Poi Marika Kassimatis, censurata dal garante Beppe Grillo in persona dopo essere stata scelta dalla piattaforma Rousseau. Poi Alice Salvatore, ex prediletta del Garante, evaporata nel nulla. Infine Mattia Crucioli, il senatore, oggi riparato in “Alternativa”, spiana un campo molto largo, che potrebbe essere inghiottito dal non voto. Oppure orientarsi verso il nuovo alfiere Dello Strologo, superando le fisime molto autoreferenziali dei leader più radicali di una sinistra  poco presente sul territorio genovese e ligure.

Oppure presente solo con boutades e uscite dilettantesche, senza mai una vera struttura di pensiero, che costruisse una  politica di opposizione al trasbordante “regime” della troika Bucci-Toti-Signorini, la città, la Regione, il Porto.

Ora quella che un po’ ironicamente è stata definita, appunto troika, vacilla  con le accuse di tradimento

La Lega le ha esplicitamente e volutamente rivolte a Giovanni Torti per le sue mosse nella partita quirinalizia. Dove si muoveva da leader di Coraggio Italia, gruppo in grado di gestire una trentina di grandi elettori insieme a lui.

I voti che la Lega aveva chiesto, lanciando allo sbaraglio la presidentessa del Senato, sono clamorosamente mancati. E così Lorenzo Viviani, spezzino membro della direzione nazionale leghista, fedelissimo di Edoardo Rixi, il vero leader ligure, ha potuto gridare forte “Tradimento”.

Aveva sicuramente la autorizzazione di Matteo Salvini, vecchio sodale di Toti, suo compagno di merende e di troffie al pesto, consumate insieme nelle gite in Riviera dell’oramai ex Capitano.

Il fatto è che ora  Giovanni Toti guarda al centro in modo sempre più evidente, flirta con Renzi, Calenda e con quella parte di Forza Italia che ci sta.

Ma fa infuriare, invece quella parte ligure di Forza Italia, che ha tenuto fuori dalla giunta ligure e che ora urla a tutto fiato chiedendo una resa dei conti in Liguria,

Non si tratta di  battute post voto quirinalizio, ma di richieste precise., che anche la Lega sottoscrive.

A nessuno dei suoi alleati piace più che Toti spadroneggi tra Roma e Genova, tenendo per sé, per esempio, anche gli assessorati al Bilancio e alla Sanità, oltre a quel ruolo di king maker centrista sul piano nazionale.

I ribelli  chiedono che molli almeno l’assessorato alla Sanità di Liguria e Genova, cruciale nella battaglia al Covid.

Nelle prime ore dopo l’elezione di Mattarella, l’ex delfino di Berlusconi, miracolosamente diventato l’imperatore della Liguria, ha cercato di gettare molta acqua sul fuoco, raccontando che la elezione alla presidenza della Repubblica era una “prova a parte” nella quale non potevano funzionale le spallate come quella per imporre Casellati e che chi parla di tradimenti nasconde sue debolezze e suoi errori strategici. Chiara ribattuta alla Lega.

Ma la Lega  incomincia veramente a far tremare il castello ligure, “minando” subito  La Spezia, dove la candidatura bis del sindaco uscente, Pier Luigi Perracchini, eletto cinque anni fa da tutta la coalizione, è messa sotto scacco.

Bucci è meno a rischio, ma trema l’assetto della giunta ligure 

E appunto la struttura della Sanità, che è stato il palcoscenico di Toti nei lunghi e tragici mesi della pandemia, che ancor stiamo vivendo.

  Queste sono le condizioni nuove e inattese, che possono fare alzare le vele a Ariel Dello Strologo, a patto che l’alleanza di centro sinistra si decida finalmente a consacrarlo dopo una gestazione tanto lunga da risultare paradossale.

 E se così avverrà Genova avrà finalmente una contesa vera e, ci si augura, visioni contrapposte dello sviluppo della città.