Genova, i fulmini di Grillo mentre sinistra e destra si polverizzano

di Franco Manzitti
Pubblicato il 23 Marzo 2017 - 06:47 OLTRE 6 MESI FA
Genova, i fulmini di Grillo mentre sinistra e destra si polverizzano

Genova, i fulmini di Grillo mentre sinistra e destra si polverizzano

GENOVA – La collina del paese di sant’Ilario, quella della canzone di Fabrizio De Andrè, dove abita Beppe Grillo con la sua tribù originaria, incombe un po’ sulla città, ma dolcemente. Ville, giardini, palazzine, creuze di mattoni rossi che salgono tra gli ulivi in un silenzio quasi incantato. Difficile immaginare come da questo piccolo paradiso sia partito il fulmine che ha incenerito Marika Cassimatis, la prof di geografia in una scuola di Sestri Ponente, delegazione postoperaia lontana da Sant’Ilario anni luce, vincitrice delle Comunarie 5 Stelle per diventare candidati-sindaci al Comune di Genova.

Difficile vederlo quel fulmine che parte dalla villa del comico genovese, detto “Giuse” alle origini della sua fama spettacolare e che sconvolge il panorama elettorale non solo genovese, introducendo proprio nella Genova- natale di questo Zeus, appollaiato nel suo privato Olimpo, un nuovo e appunto folgorante principio: quello del capovolgimento di ogni sacro principio della democrazia diretta di marca grillina. Avete votato così, ma vi siete sbagliati, quindi via l’esito di quel voto ultrapopolare e diretto, via la prof, si ricomincia da capo, si rivota, ma urne aperte a tutto il mondo, fuori dagli angusti confini. Fidatevi di me, ha detto, magnanimo Zeus-Grillo da lassù e il suo Movimento ha abbozzato. Chi inchinandosi al volere “superiore”, come i leaderini Di Battista e Di Maio, chi abiurando il suo credo un po’ settario davanti al nuovo risultato che ricollocava nel ruolo di vincitore delle Comunarie Luca Pirondini, la trentacinquenne viola dell’Orchestra Sinfonica di san Remo, il tenore laureato al conservatorio di Genova, il commerciante di carni e il portiere della rinomata squadra di calcio dilettantistica genovese “Baiardo”.

Quel fulmine ha certamente suscitato una grande e spesso inutile discussione sulla natura autentica del movimento grillino, subito definito dai nemici come una vera “setta”, sottoposta ai voleri del leader maximo e, invece, riscattato dai fedelissimi, nel segno di una diversità biologica di quella autodemocrazia “totale”, algoritmica e indiscutibile.

Ma ha anche squassato il movimento sopratutto a Genova, da dove il fulmine, partito come un tracciante era partito ed aveva colto nel segno il suo obiettivo. Ed ha modificato, il fulmine, non solo il campo grillino, ma cambiato un po’ tutta la scena delle prossime elezioni comunali, le più incerte che si siano mai viste.

Intanto si è illuminata proprio la scena del Movimento, proprio come avviene quando cade un fulmine: la Protetta (con la maiuscola) del capo, Alice Salvatore, sua suggeritrice zeneise, una trentaduenne virago pentastellata, consigliera regionale con le unghie straaffilate, è apparsa nella sua potenza di sostenitrice di Pirondini e poi è stata calata in un silenzio stampa prudenziale che l’ha accomunata al suo scavalcante Prediletto.

Era successo che il fulmine, oltre a incenerire la stupefatta e incredula Cassimatis, per coincidenza olimpica di famiglia greca, aveva allargato la diaspora che da tre mesi spacca in due il Movimento com guerre e polemiche rispetto alle quali le battaglia antiche tra le correnti Dc anni Ottanta e Novanta era contesa da educande.

Dietro ai quattro consiglieri comunali su cinque, usciti con il loro leader, Paolo Putti, dal Movimento per fondarne uno nuovo, “Effetto Genova”, ci sono stati altre defezioni quasi di massa, in consiglio regionale se ne è andato dal Movimento Francesco Battistini, mentre in Parlamento il deputato eletto in Liguria, Mantero, criticava duramente la svolta dello Zeus- padre fondatore.

In tutto il Movimento ha perso un centinaio di adepti, che sono andati a ingrossare una delle costole di un nuovo agglomerato politico, molto vicino alla galassia della sinistra-sinistra, spalmata sul residuale sistema politico genovese, la ex roccaforte, oramai atomizzata in tanti rivoli color rosso fuoco, rosso, rosso pallido, rosa e birulò.

Chissà se veramente Paolo Putti, il capo di questa dissidenza, diventata sempre più forte e incamminata oramai là dove Grillo l’ha indirizzata (“Chi non è d’accordo se ne vada e formi un altro partito”) alla fine formerà una lista e correrà alle vicinissime elezioni comunali, rosicchiando i voti al Movimento e magari mettendo a repentaglio la sfida di Pirondini, partito alla carica da mesi, come Blitzquotidiano aveva anticipato. Lui in una intervista a “Repubblica”, nel momento di lasciare i 5 Stelle, aveva confessato di non sentirsi adatto a un ruolo così complesso come quello di sindaco, osservato così bene in cinque anni di opposizione alla giunta di Marco Doria, indipendente Sel e capo di una maggioranza di sinistra. Ma ora la situazione è cambiata e verso le elezioni genovesi si sta rotolando in una confusione globale, che sotterra ogni giorno la candidatura annunciata il giorno prima da qualsiasi dei contendenti in campo e questo discorso non vale solo per la sventurata Marika Cassimatis, che annuncia clamorosi ricorsi legali sul suo defenestramento di militante della prima ora grillina, ma vale un po’ per tutto lo scenario.

L’emoraggia grillina, che non sembra avere conseguenze sul consenso misurato nei sondaggi ballerini di questi tempi, ha in qualche modo rivitalizzato gli altri due poli della contesa elettorale.

In primo luogo ha rialzato la testa, malgrado le sue devastanti diaspore e scissioni, il centro sinistra che sta uscendo a pezzi dalll’amministrazione del marchese-sindaco Marco Doria. Lui ha rinunciato a ricandidarsi dopo un lunghissimo tira e molla, interrotto bruscamente dal fallimento dell’operazione con la quale il Comune voleva privatizzare l’Amiu, l’azienda della Nettezza Urbana “conferendola” a Iren, il colosso dell’energia, bocciata in consiglio comunale.

Dopo Doria ha detto no alle profferte di candidatura uno dei pochi personaggi che poteva tenere attaccato, magari con lo scotch, tutto il fronte sinistr, cioè il presidente della Fondazione Cultura Luca Borzani, uno storico, ex assessore comunale e oggi a capo di Palazzo Ducale, una specie di hub culturale che ospita mostre, dibattiti, conferenze con grande successo di pubblico e vasta eco.

E così sopratutto il Pd si è trovato, come si dice a Genova, in “braghe di tela”, cioè esposto ai venti di mare che possono gelare e sconvolgere in ogni momento, tra la scissione di Articolo 1- Mdp, particolarmente dura in una città mai del tutto renziana, le fughe precedenti di “Possibile”, i civatiani già andati per conto loro due anni fa alle elezioni regionali e il complesso mondo di Rete a Sinistra, sempre critico sulle mosse dei democrat e più che separato in casa.

Il fulmine di Zeus-Grillo ha un po’ rianimato quel fronte affannato a caccia di un candidato “unitario”, appena uscito dal commissariamento delle Federazione regionale, con la elezione di un segretario Vito Vattuone, un senatore scelto unanimemente. Allora la partita non è proprio persa” _ hanno pensato in casa Pd, puntando le ultime fiches su Gianni Crivello, un sessantenne assessore ai Lavori Pubblici, ex Pci, ex Sel oggi non iscritto a nessun partito, ma molto forte etnicamente, espressione di una area, quella della Valpolcervera, zona post operaia della città. Eccolo lì il classico sindaco-operaio, lavoratore indefesso, uno che metteva sempre la sua faccia nelle emergenze genovesi quando Doria, il sindaco-marchese era bloccato dalle sue remore mediatiche, dal suo stile alla fine un po’ aristocratico di distanza.

Con Crivello, oramai quasi candidato ufficiale, ma non sicuro al 100%, forse gli eredi postcomunisti possono evitare l’incubo elettorale di risultare esclusi perfino dal ballottaggio nella città che governano da oltre quaranta anni, con la sola pausa pentapartitica tra il 1985e il 1990. Gli altri nomi che galleggiano a sinistra, oltre a quello di questo assessore “etnico” sono pochi e incerti e non solo perchè è difficile tenere insieme i cocci della Sinistra, in senso largo. Tanto per dare un esempio degli “amorosi sensi” che animano compagni ed ex compagni basta ricordare che contro questo Crivello hanno già sparato monumenti come Sergio Cofferati, eurodeputato , ex segretario nazionale CGIL e sindaco di Bologna e Gianni Pastorino della Sinistra-sinistra, accusandolo di essere “candidato dal Pd”. “ Non sono candidato del Pd” _ ha riposto loro l’interessato, spiegando che lui vuole essere il candidato dei cittadini e di una maggioranza più larga di un partito che non è il suo…….Questo era ed è il clima, dove gli strappi “Cinque Stelle” aprono qualche spiraglio.

In questo quadro anche un centro destra diviso e litigiosetto, anche se dominato dal plenipotenziario universale, il trasbordante mediaticamente governatore della Liguria, Giovanni Toti, coltiva non solo la fondata spernza di andare al ballottaggoio e magari anche di vincerlo, conquistando la famosa roccaforte rossa, alla quale non si sono mai neppure avvicinati, ma che ora è vicina, vicinisimma. Se centro-sinistra e 5 Stelle si scannano al loro interno……

La Destra vuole marciare unita, ma non è facile perchè in Liguria il partito forte è la Lega cha ha giù fatto consistenti sacrifici rinunciando a un suo candidato in Regione ( vinta dal forzista Toti) e a Savona (vinta da Ilaria Caprioglio, scelta forzista). E la Lega ha un candidato manager, Marco Bucci, molto curriculato, oggi amministratore delegato di Liguria Digitale, grande azienda informatica con 500 dipendenti sulla mitica collina di Erzelli. Un genovese che ha fatto carriera fuori. È tornato e da mesi studia da sindaco. Toti gli contrappone Ilaria Cavo, una sua supercinetica assessora regionale alla Cultura, allo Sport, alla Condizione femminile e ai Giovani, giornalista Mediaset, prima nello staff di Vespa, una genovese quarantenne che ha fatto carriera con la cronaca nera in Tv, dopo essersi lanciata con le cronache in diretta sulla rete di Primocanale del terribile G8 genovese. E Berlusconi in persona vuole lanciare a Genova Giancarlo Vinacci, un manager che lavora a Milano ed è sponsorizzato dal suo medico personale Alberto Zangrillo.

Sono delicati equilibri strategici tra Toti, la Lega e il Cavaliere, che non molla la sua presa. Bucci è “forte”, ma non molto noto, la Cavo è molto “visibile”, Vinacci praticamente un Carneade…….Ma ognuno di questi ha la possibilità di arrivare al ballottaggio. Contro chi?

I fulmini di Zeus-Grillo hanno completamente squarciato il cielo di Genova. Ora è tutto più possibile. Sondaggi pro 5 Stelle a parte.