Bella Ciao per Prospero Gallinari. Per Guido Rossa fu un’altra cosa…

di Beppe Giulietti
Pubblicato il 24 Gennaio 2013 - 13:14| Aggiornato il 6 Maggio 2022 OLTRE 6 MESI FA

REGGIO EMILIA – Qualche giorno fa , in occasione dei funerali del brigatista rosso Prospero Gallinari, un gruppo di “Combattenti e reduci” si è ritrovato a Reggio Emilia e non sono mancate nostalgiche rievocazioni del passato.

Qualcuno ha pensato bene di alzare i pugni chiusi e di intonare “Bella Ciao” e “L’Internazionale”, per salutare un uomo che non si era mai pentito, e non aveva mai chiesto scusa né alla famiglia Moro, (era stato il suo carceriere), né alle famiglie dei poliziotti massacrati a via Fani.

Ciascuno, ovviamente, ha il diritto e persino il dovere di accompagnare gli amici nel l’ultima viaggio e di coltivarne la memoria, ma neppure la morte può annullare le responsabilità o ribaltare il giudizio storico e persino quello dei tribunali.

Questo vale oggi per Prospero Gallinari, valeva ieri per i gerarchi fascisti.

Il 24 gennaio del 1979 veniva ammazzato a Genova dalle Brigate rosse Guido Rossa, operaio, sindacalista della Cgil, militante del Pci, un uomo che amava la Costituzione e la democrazia e, proprio per questo, aveva deciso di contrastare radicalmente i terroristi, esponendosi in prima persona e denunciando infiltrazioni e connivenze.

Per questo fu “giustiziato”.

Migliaia di persone si ritrovarono per l’ultima saluto; anche in quella piazza risuonarono le note di “Bella Ciao”, ma quel testo, in quel contesto, aveva davvero il suono dell’inno che aveva accompagnato la lotta di liberazione dal nazifascismo.

Guido Rossa era davvero un erede di quella stagione, i suoi assassini, al di là dei proclami, avevano indossato la divisa del boia.

Sarà bene non dimenticarlo, mai.