Italia blindata! Ma ci vivete? La talpa di Mosca! Come fosse le Torri Gemelle…

di Lucio Fero
Pubblicato il 1 Aprile 2021 - 10:41 OLTRE 6 MESI FA
Italia blindata! Ma ci vivete? La talpa di Mosca! Come fosse le Torri Gemelle...

Italia blindata! Ma ci vivete? La talpa di Mosca! Come fosse le Torri Gemelle… (Foto d’archivio Ansa)

Italia blindata è il titolo standard della carta stampata e la coppia di parole più usata nei notiziari tv. Italia blindata! Ma l’avete vista? Vi sembrano le città d’Italia, vi sono sembrate in queste due settimane di Zona Rossa nazionale città dove non ci si muoveva e incontrava se non per cibo e lavoro e mai più si usciva di casa? Vi sono sembrate città desertificate dal tutti in casa se non per uscite di emergenza e necessità? Ma ci vivete in Italia voi che la raccontate blindata?

La talpa di Mosca titoli a caratteri che una volta si sarebbero detti cubitali, per capirci quelli visti all’indomani dell’attacco alle Torri Gemelle. E perché no il Cavallo di Troia dell’esercito russo? Come enfasi e montaggio più o meno siamo là. Il capitano spia dei russi non si è venduto le chiavi della nazione, non ha aperto le porte agli Achei. Semplicemente non poteva fare tanto. Ha tradito e fatto danno, ma raccontarlo come uno periodicamente a rapporto da Putin…

Italia blindata: il distacco, ormai l’estraneità del linguaggio dalla realtà

Progressivo, inarrestabile e mai esausto è il distacco. Non dell’informazione dalla dimensione del reale. Ma del linguaggio dell’informazione dal reale tout court. Non si tratta più di enfasi, per dirla gentile, o di gonfiaggio, per dirla cruda. Ora domina nel linguaggio giornalistico una ricercata, accettata e coltivata insignificanza delle parole. Parole che prescindono dal reale non per caso od errore ma per devozione ad una lingua finta.

Neanche una lingua da iniziati ed esperti, una lingua divenuta gergo delle rispettive competenze come può accadere a tecnici o scienziati o filosofi. Tutt’altro: quella dei giornalisti una lingua edificata e protetta, parlata infine per coprire e giustificare ogni incompetenza, anzi l’incompetenza assoluta. Una lingua che evita come la peste non solo il confronto col vocabolario ma anche con l’affacciarsi alla finestra. Una lingua che i giornalisti si passano tra loro reciprocamente copiandosi: da una agenzia di stampa redatta in neo lingua irreale fino alla prima pagina e al testo recitato dal conduttore televisivo. Una lingua, alla fin fine, parlata da chi non sa parlare.