Secessionisti: “Nostro piano solo un’azione per l’insurrezione” E che sarà mai?

di Lucio Fero
Pubblicato il 3 Aprile 2014 - 15:31 OLTRE 6 MESI FA
Secessionisti: “Nostro piano solo un’azione per l’insurrezione” E che sarà mai?

Blitz dei carabinieri del Ros contro i secessionisti veneti (foto LaPresse)

ROMA – Giancarlo Orini, secondo La Stampa “quello che la Procura di Brescia ritiene il fondatore del movimento indipendentista Alleanza”. Giancarlo Orini, 74 anni, arrestato ma non proprio. Sì, insomma ai domiciliari. Giancarlo Orini, uno dei 24 secessionisti che secondo l’accusa avrebbero varcato il confine tra idee politiche e politica violenza, organizzata e anche armata. Lasciamo a lui la parola, ascoltiamo quel che lui in persona dice all’inviato de La Stampa Niccolò Zancan: “Il nostro piano era dare un segnale. Fare un’azione eclatante. Niente altro. Un’azione eclatante nella speranza che il popolo insorgesse, per liberarsi di questo regime”. Solo “un’azione per l’insurrezione” e sembra proprio che Giancarlo Orini aggiunga un : e che sarà mai?  E che su questo “e che sara mai” chieda e solleciti vasta comprensione e condivisione. Infatti aggiunge, anzi premette: “Terrorista è Bin Laden, minga mi”.

E che sarà mai un’azione per l’insurrezione? Sullo “e che sarà mai” gli Orini di ogni latitudine e longitudine, di ogni spazio e tempo contemporanei d’Italia, ottengono vasta comprensione e condivisione. Dai giornalisti e organi di stampa da loro culturalmente lontani. Francesco Merlo ad esempio scrive su La Repubblica di “malumore vestito da barzelletta più che secessione armata…giudici che arrestano la bile sociale…Totò, Monicelli e Dino Risi…”. Insomma di farsa. E sul sorriso, magari amaro, la butta anche il commento di Dario Di Vico sul Corriere della Sera: “Remake dei film di Monicelli e Tognazzi…congiurati serie di improvvisati capi popolo anti Stato e anti tasse…”. Monicelli e Tognazzi: c’è poco da ridere sul “Tanko”, ma i, trattore trasformato in carro armato, anche se spara davvero, è ridicolo. E quindi la stragrandissima parte dell’umore e del sentore nazionale preferisce vedere il ridicolo anche se sa che c’è poco da ridere.

Solo Ferdinando Camon su La Stampa assegna al ridicolo non la parte del primo attore ma quella della comparsa. Per Camon nella vicenda dei secessionisti il primo attore è l’odio, l’odio per Roma, l’odio per lo Stato. L’odio che abita in “paesi arcaici-arcadici, isolati, sperduti, dialettali, rassegnati, spenti. Pieni di tempietti e chiesette. Nel mio c’è sempre stato e c’è ancora un prete che è un potente esorcista, scaccia i diavoli…”. Conclude Camon: se l’odio qui ha preso la forma di un carro armato che spara, “allora l situazione è più grave di quel che la nazione creda, molto più grave”.

Chi ha ragione allora, chi rileva il ridicolo montante o chi rileva il montar dell’odio? Chi dice che è soprattutto una farsa o chi vede la sceneggiatura di un dramma? Hanno ragione entrambi e non è per far contento Salomone che qui si divide la ragione a metà. Hanno ragione entrambi perché, tanto per restare all’incrocio tra italiana cinematografia e storia italiana, era farsa l’indimenticabile ma purtroppo dimenticato “Vogliamo i colonnelli” con Ugo Tognazzi. Farsa con generali e golpisti con pancione e catetere, camerati e parà alquanto tonti e agenti segreti greci non proprio eroici…Una farsa, ma quel mondo, il mondo di “Vogliamo i colonnelli”, esisteva, è esistito davvero, nella realtà. Erano farseschi e comici e pure ridicoli i personaggi reali e in carne e ossa della destra fascista e golpista italiana. Però hanno prodotto la bomba di Piazza Fontan, quella di Piazza della Loggia, i moti di Reggio Calabria.

E ne abbiam viste di macchiette, di caricature anche in tv dei ragazzi del “cioè…nella misura in cui…”. Ridicoli, da ridere. Ma c’erano davvero e spararono sul serio, uccisero davvero quegli uomini e quelle donne della lotta armata a sinistra. Nonostante il risibile e ridicolo di una loro discussione standard potesse dare anima e corpo a più di una barzelletta. Ecco, gli Orini e secessionisti associati, i venetisti della “bomba e/o salsiccia”, della “dinamite e/o pane e salame”, gli strateghi del “non buttiamo giù i tralicci altrimenti non rompiamo i coglioni a Napolitano ma solo a chi sta vedendo la partita…”, ecco queste non sono grandi menti né grandi intenti. Ma non c’è bisogno di essere grandi menti e neanche grandi criminali per praticare piccola e poi meno piccola e poi più grande e poi grande violenza politica. Nella storia regolarmente lo fanno anche gli uomini a dimensione Orini.

Tanto più in un paese in cui ogni sera per un paio di ore a sera in televisione si ascolta e si vede il rispettato e coccolato e temuto leader che chiama alle barricate e resistenza contro la “deriva autoritaria e la democrazia violata”. Oppure il caro leader che denuncia “quattro colpi di Stato quattro già avvenuti”. Oppure l’alternativo leader che proclama e svela “la democrazia e l’economia in mano ai banchieri”. Oppure lo scamiciato leader che indice “guerra all’Europa”. Ogni sera, per un paio di ore a sera moltiplicato per ciascuna rete. E oltre ai leader, i “facitori d’opinione”, sì insomma i conduttori televisivi. Ogni sera a svelare complotti, misteri, a rivelare la mostruosa e nascosta congiura della vita quotidiana, a svelare coraggiosi l’ovvio proclamandolo alieno. E ogni sera, se non sono i leader e i conduttori, è la gente. Ogni sera a proclamare assassini i medici che non somministrano le pozioni che la gente ha deciso siano cure. Ogni sera a proclamare diritto violato la sola messa in discussione di quella parte di cosa pubblica di cui ci si è impadroniti.

Ogni sera, ogni sera d’Italia da tempo si scivola e da tempo si è ormai arrivati al fatto per cui “un’azione per l’insurrezione”. Sarebbe una cosa seria per un serio reato. Ma nel paese delle azioni per nulla serie si finisce, si è finiti a pensare: insurrezione, e che sarà mai?