Spiagge, per il bene dei gestori multe all’Italia, magari farle pagare a loro?

di Lucio Fero
Pubblicato il 5 Dicembre 2012 - 14:09 OLTRE 6 MESI FA

ROMA- Più o meno anche per stavolta i gestori degli stabilimenti balneari ce l’hanno fatta: l’Europa voleva mettessero all’asta le concessioni delle spiagge demaniali entro il 2015, loro avevano chiesto un rinvio di 30 anni, lo stanno ottenendo di cinque anni. Poco o tanto, giusto o sbagliato lasciamolo pure in sospeso. Gli imprenditori del mare o i padroni della sabbia, a seconda li si voglia complimentare o proprio no, sostengono che concessioni garantite e sicure fino al 2020 sono il minimo, altrimenti non conviene investire in capanni, cabine, sdraio, ombrelloni, bar e ristoranti. E, se non conviene investire, si licenzia. Altri sostengono che hanno trasformato le spiagge pubbliche non in aziende ma in feudo ereditari: pagano poco o nulla allo Stato vero proprietario e non vogliono aste perché l’affare che hanno in mano è buono, anzi ottimo e non vogliono concorrenza.

Qui non interessa soppesare torti e ragioni. Si segnala solo una circostanza di fatto: se il governo darà luce verde ai cinque anni di proroga votati dal Parlamento pro gestori spiagge dovrà allora dire al’Europa che si tratta di “norma transitoria”. Il che aprirà la strada a sanzioni, sanzioni economiche, insomma multe al nostro paese per ostacolo alla concorrenza. Chi le pagherà queste multe?

Storia diversa per genesi ed entità ma non senza analogia con le spiagge “prorogate” quella delle quote latte europee regolarmente sforate da un po’ di allevatori e per le quali l’Italia è stata multata per miliardi di euro. Miliardi che per ora e in gran parte non hanno pagato gli allevatori responsabili della sovra produzione ma tutti i contribuenti. Ora l’eventuale multa, eventuale ma probabile, per le concessioni prorogate non sarà così grande come quella per le quote latte. Non miliardi, forse centinaia di milioni. Comunque spesi, bene o male, per il bene, l’interesse dei gestori delle spiagge. Magari, farle pagare a loro quelle multe? Magari non metterle in carico alla fiscalità generale, cioè al contribuente che, se paga pure questa, diventa cliente d’ombrellone e finanziatore di sdraio altrui in una botta sola?