Manifesto aggiornato: Ottantenni di tutto il mondo, uniamoci, un pazzo ci vuole morti, siamo un pericolo

Manifesto aggiornato: Ottantenni di tutto il mondo, uniamoci, un pazzo ci vuole morti, siamo un pericolo per noi stessi e per le famiglie costrette a curarci

di Bruno Tucci
Pubblicato il 17 Gennaio 2023 - 07:22 OLTRE 6 MESI FA
Manifesto aggiornato: Ottantenni di tutto il mondo, uniamoci, un pazzo ci vuole morti, siamo un pericolo

Manifesto aggiornato: Ottantenni di tutto il mondo, uniamoci, un pazzo ci vuole morti, siamo un pericolo

Il Manifesto aggiornato. Ottantenni di tutto il mondo, uniamoci. Perchè questo appello? Per quale ragione lanciamo questo grido di allarme ?

Per il fatto che c’è chi ritiene che siamo inutili alla società, anzi siamo un danno vero e proprio. Insomma, in parole semplici, se il nostro Paese è ridotto un cencio, la colpa (se di colpa si può parlare) è di chi ha superato la veneranda età. A sostenere  questa incredibile tesi è un giornale (del quale vogliamo dimenticare il nome) che dà la parola, anzi lo scritto, ad una persona che ritiene che noi (anche io ho raggiunto questo traguardo) “dovremmo pentirci di essere tali”. E insiste affermando “che sianmo un disturbo per noi stessi e per la società”. Pensare che senza i soldi di un ultraottantenne quel giornale non esisterebbe. Ci vuole proprio una bella faccia.

Qui vogliono farci tornare indietro di qualche millennio, quando gli antichissimi persiani abbandonavano al loro destino i morte per inedia chi avesse compiuto 70 anni. Complimenti. Ecco perché questa versione del Manifesto. Non il Manifesto del 1848, ma aggiornato al 2023.

Allora, per prima cosa raccomando ai miei coetanei di fare gli scongiuri. Non credete alla jettatura? Bene, ognuno è libero di pensarla come crede. Però, voglio ricordare un aneddoto che dovrebbe far riflettere  gli scettici. Un giorno gli alunni di un grande maestro, tale Benedetto Croce, chiesero al grande filosofo se riteneva che la superstizione fosse un male e dovesse essere cancellata dal vocabolario italiana. Il professore li guardò e, dopo un attimo di esitazione, rispose: “Per carità! Se avessi tempo scriverei due libri per dimostrare che la jettatura non esiste, ma siccome non ho tempo faccio gli scongiuri”. Quindi si prenda esempio dal “nostro” eminente studioso e andiamo avanti.

Per gli ottantenni, dunque, vivere a lungo rappresenterebbe un boomerang. Insomma, un pericolo non solo per loro stessi che vivendo da vecchi non vedrebbero l’ora di raggiungere il Padreterno, ma anche per i familiari costretti a curarli e ad evitare conseguenze più gravi. Che cosa rispondere ad una tesi del genere? Viene lo sconforto, ci si domanda se chi sostiene questa tesi ci fa o c’è. Vediamo di ragionare, non possiamo essere ipocriti.

Tutti noi vogliamo bene a questa vita: da giovani e da vecchi. I primi si raccomandano ai medici e alle medicine per superare un periodo critico; i secondi sono talmenti attaccati a questa terra  che non ci pensano nemmeno un momento a lasciare il mondo che li circonda. Acciaccati? Forse. Con qualche disturbo di troppo? Passerà. Per dirla in parole povere non si sono rassegnati, ma sperano che vinca l’ottimismo.

Non ci sentiamo (me compreso) dannosi, anzi pensiamo l’esatto contrario. Esempio emblematico: quante volte i nonni si sostituiscono ai genitori e permettono ad una famiglia di andare avanti? Quante volte i bambini sono educati e coccolati da questi ottantenni che si ritengono felici di poter dare una mano ai loro figli, entrambi occupati per questioni di lavoro? Sostenere il contrario è una follia, a meno che non si ritiene che scrivendo articoli fuori dal coro possa dare pubblicità all’autore. Una simile cicostanza può essere anche vera, anzi a  volte lo è, ma, come insegnavano i nostri padri latini, “est modus in rebus”.

Quindi, ad essere sinceri fino in fondo, dobbiamo essere fieri della nostra età, non ci dobbiamo vergognare di aver tagliato un traguardo. Sosteneva un giorno un nostro coetaneo: “Io ci sono arrivato e tu?”. Allora a vergognarsi non dovrebbero essere i vecchi inutili a se stessi e alla società, ma coloro che sostengono una tesi genere. Unica, per fortuna di tutti.