Smog e fermo auto, misure inutili

di Marco Benedetto
Pubblicato il 31 Gennaio 2010 - 11:51| Aggiornato il 21 Ottobre 2010 OLTRE 6 MESI FA


I verdi non sono stanchi della disfatta elettorale subita nel 2008. Forse hanno dato la colpa a Alfonso Pecoraro Scanio, che era la loro guida nonché ministro, e pensano di avere esosrcizzato il problema.

Il problema invece è che sostengono politiche demagogiche e impopolari e i comuni, anche quelli di destra, non si sono potuti sottrarre alle pressioni demagogiche e all’effetto intimidatorio delle denunce penali. Così Milano e altre città del Nord hanno bloccato il traffico domenicale. Che si tratti di pura ipocrisia lo dimostra il fatto che sono esenti dal blocco le auto provenienti da fuori Milano e dirette allo stadio.

Quando a Roma c’era sindaco Veltroni, anche alla Capitale veniva inflitto il tormento delle domeniche a piedi e non a caso il partito di Veltroni ha poi perso le elezioni a Roma, come le ha perse Veltroni sul piano nazionale.

L’ambiente è una cosa seria. La tutela e la difesa dell’aria che respiriamo, come delle case in cui abitiamo, degli alberi che bordano le strade, delle coste e dei campi, dei monti e dei fiumi, tutto dovrebbe fare parte di un manifesto comune a tutte le forze politiche, perché ne dipende la nostra vita.

Certo non dobbiamo essere ingenui: quando si passa dai principi alla loro concreta applicazione ci possono essere divergenze anche ampie. Lo ha dimostrato il recente vertice di Copenhagen, dove sono andati a fare proclami tutti i più importanti del pianeta e da dove sono usciti più principi che impegni.

Ma la tutela dell’ambiente non la si fa rovinando la domenica alla gente comune, quelli che non hanno la seconda casa dove aspettare con comodo la fine del coprifuoco, quelli che prendono la macchina per spostarsi velocemente da una periferia all’altra per andare a trovare i parenti.

Applaudono quelli che stanno in centro: di solito sono gente con i soldi. Molti vanno in bicicletta. Se vivete in una grande città, li vedete subito: eleganti, strafottenti, vanno contromano, a Milano sfrecciano sotto i portici parlando al telefonino e dribblando i mendicanti che fanno il maramao ai proclami interventisti della Giunta.

Per affrontare i problemi in modo serio, i grandi Comuni potrebbero cominciare subito, e potrebbero avere cominciato da tempo, con gli interventi che sono nelle loro possibilità ma che non hanno il coaggio di avviare.

Prendiamo gli autobus: sono loro i più grandi inquinatori, gli autobus del servizio pubblico e, a Roma, quelli turistici. Questi ultimi stanno fermi per lunghi periodi con il motore acceso, per il riscaldamento e l’aria condizionata. I vigili passano accanto e fumano e parlano al telefonino e quelli inquinano felici.

Perché gli autobus del servizio pubblico non sono sostituiti da mezzi elettrici, almeno nelle strade del centro? Perché gli autobus turistici non sono bloccati in un piazzale fuori del centro e i turisti traghettati con mezzi elettrici?

Perché non si multa chi sta con il motore acceso? Sarebbe una contravvenzione molto facile da capire per i vigili e da riscontrare, come un divieto di sosta, porterebbe denaro alle casse comunali e sarebbe anche meno odioso delle multe per le strisce blu.

Perché non si impone alle auto di spegnere il motore quando sono ferme per qualsiasi ragione? Troppo complicato imporlo per le soste ai semafori? Almeno multate quelli che aspettano i figli, la moglie o la fidanzata per mezze ore col motore acceso.

Perché non si limita il traffico di moto e motorini, altro agente inquinante principe? I vigili li guardano con indulgenza e loro vomitano olio bruciacchiato nell’aria. Ma nemmeno contro i motorini hanno il coraggio di mettersi i cuor di leone, di destra e di sinistra, che amministrano le nostre città. Troppi interessi costituiti, troppi intrecci, semplicemente troppa fatica.

Meglio prendersela con le auto: non risolve nulla, ma fa tanto tendenza.